L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle tensioni nel calcio italiano tra modello Premier League e riforme e scontro totale tra Figc e Serie A.
Il conflitto all’interno del calcio italiano, evidenziato dallo scontro tra il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, e Claudio Lotito, evidenzia le tensioni e le complessità strutturali del sistema calcistico del paese. Questo scenario di discordia non è nuovo, ma rappresenta l’ultima manifestazione di una lunga serie di divergenze e lotte di potere che minacciano la stabilità e l’efficacia dell’intero settore.
Il nucleo del disaccordo sembra ruotare attorno alla distribuzione del potere e delle risorse finanziarie all’interno delle varie leghe che compongono il calcio italiano, in particolare tra la Serie A e le leghe minori. La Serie A, guidata da figure come Lotito, sente di essere marginalizzata nonostante contribuisca significativamente alle finanze del calcio italiano. Questo sentimento di esclusione ha portato a richieste di maggiore autonomia e controllo, simili a quelle esercitate dalla Premier League in Inghilterra.
Tuttavia, come sottolineato da Gravina, il modello inglese include anche delle precauzioni come il diritto di veto della FA sulle decisioni della Premier League, che potrebbero essere difficili da replicare in Italia a causa di leggi nazionali più stringenti. La richiesta di autonomia da parte della Serie A rischia quindi di non trovare un facile accordo nell’attuale contesto legislativo e federale italiano.
Le tensioni si sono manifestate anche in ambito regolamentare, come dimostra la Serie A che ha votato a favore di riforme economiche solo dopo aver assicurato che le misure più stringenti fossero applicate principalmente alle categorie B e C, mentre la Serie A si adeguava ai parametri UEFA. Questo tipo di compromesso mostra la continua lotta per mantenere un equilibrio tra la necessità di riforme strutturali e le richieste delle squadre più ricche e influenti. Gli episodi recenti di giustizia sportiva, come il caso Mancini durante il derby, evidenziano ulteriormente le sovrapposizioni e le ambiguità nelle competenze tra i vari organi giudiziari dentro la FIGC. Questi incidenti rivelano non solo le sfide nella gestione dei casi individuali ma anche le difficoltà più ampie nel mantenere un sistema di giustizia sportiva coerente e rispettato.
In sintesi, il calcio italiano si trova in una fase di incertezza critica, con conflitti interni che non solo mettono in discussione l’efficacia della leadership attuale ma anche minacciano la sostenibilità a lungo termine dell’intero sistema. La situazione richiede un delicato equilibrio tra autonomia e controllo, tra innovazione e tradizione, e tra le richieste finanziarie e le necessità di giustizia e equità. Se non gestite con attenzione, queste crepe potrebbero portare a conseguenze significative per l’intero edificio del calcio italiano.