“Del numero dieci che porta sulla maglia, per espressa indicazione di Zamparini che lo voleva giovane leader del nuovo corso, sono rimasti soltanto i decimali, quelli scritti a destra della virgola e di solito insignificanti, nel suo caso… zero, brandelli di un talento ormai spento. Oscar Hiljemark, contro il Torino, è stato tra i peggiori. Ma soprattutto ha dato la sensazione di non divertirsi, di non avere più stimoli, di rifiutare i continui cambiamenti tattici, quasi alle soglie di un intimo addio, da condividere eventualmente con la società considerato che il suo contratto in rosa scade addirittura fra tre anni.
polvere di stelle. Per la società poteva rappresentare l’investimento tecnico di lunga durata o l’ennesimo colpaccio di una fruttifera plus valenza. Invece, del calciatore immagine, del capitano campione europeo che avrebbe dovuto infiammare le stagioni di Palermo e che ora stenta a trovare magie e rendimento, possiamo solo raccogliere polvere di stelle. Non solo in fatto di prestazioni ma anche di gol. L’ultimo sembra ormai una reliquia, 24 gennaio scorso, quando, pure in rotta con il progetto di Zamparini e con i tanti tecnici di turno assetati di esperimenti, con l’altro svedese, Quaison, schiantò l’Udinese riaccendendo speranze personali e della squadra. Fuochi fatui, luci fantasma di un’avventura da lui ritenuta fin dal primo giorno trampolino di lancio per una completa affermazione. E quel numero dieci sulle spalle ha avuto sempre il sapore di favorevoli aspettative e della voglia di cambiare aria, a dispetto del contratto, destinazione il grande calcio europeo. Se così stanno le cose, malgrado Oscar sia rimasto protagonista per eleganza nel vestire ma non più per collocazione di mercato, difficile trattenerlo. Zamparini sicuramente non potrà e non vorrà. Posto che giochi, ma anche nell’ipotesi contraria, a Roma, Hiljemark sarà il più atteso e circondato dalla generale curiosità. Per una nuova notte da… Oscar e per tornare a brillare; oppure per un chiarimento e una clamorosa rottura. Finiti i tempi in cui i tifosi e la città lo vedevano come un motivo per sorridere e sperare. Lo strepitoso avvio è solo un ricordo. All’inizio della scorsa stagione, dopo quattro partite, dei sei gol segnati, tre in 196 minuti, il cinquanta per cento, portavano la firma del biondissimo svedese. Media da bomber, partenza col botto, da record, nessuno al suo livello, al debutto, da Toni a Cavani e a Miccoli. Si presentò così l’Oscar del Palermo, capace di trasformarsi in poche battute da cursore, box to box, sia pure ispirato dall’illusione di diventare come Messi, Zidane e Pirlo, in uomo gol. Oggi, l’uomo copertina è diventato un rebus.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.