L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla guerriglia a Napoli causata dai tifosi dell’Eintracht.
La follia ultras Spaccanapoli. Spezzato il cuore del Gesù, piazza simbolo ridotta a brandelli: violenza, sangue, feriti, tre auto e cassonetti in fiamme, negozi in pezzi, scene di guerriglia da giungla colombiana, qualche accoltellato e un’arma che giace sul selciato in mezzo alle macerie: una pistola. Una pistola a quanto pare smarrita da un agente nel caos e per fortuna recuperata da un collega. I danni, però, sono enormi. E sono la conseguenza di una battaglia annunciata e innescata dall’arrivo tra ieri e soprattutto martedì di circa 600 tifosi dell’Eintracht accompagnati da quelli dell’Atalanta, gemellati con i tedeschi e anche uniti dall’odio nei confronti di quelli napoletani, tutti senza biglietto: la vendita del settore Ospiti del Maradona, vietata solo ai residenti nel Comune di Francoforte, si era infatti conclusa con il numero zero. Neanche un tagliando staccato dei 2.700 a disposizione. Tribuna deserta: i soli scopi del viaggio, insomma, erano fare la guerra con gli ultras del Napoli e devastare la città per quanto possibile. Il piano di contenimento di Prefettura e Questura non è riuscito a evitare l’incontro tra gli eserciti del calcio malato e gli scontri, andati in scena tra piazza del Gesù Nuovo e Calata Trinità Maggiore intorno tra le 16.30 e le 17, nonostante gli sforzi diplomatici degli uomini della Digos.
ALLO STADIO. E allora, la cronaca di un disastro annunciato. Il Ministero dell’Interno aveva vietato la trasferta per motivi di ordine pubblico, aggravati dalle infiltrazioni degli ultras bergamaschi e dagli agguati subiti dai napoletani all’andata, ma poi il Tar della Campania aveva ribaltato la decisione e alla fine la Prefettura di Napoli aveva imposto il divieto di vendita dei biglietti ai soli residenti nel Comune di Francoforte. Un caos di decreti che alla fine non è riuscito a evitare l’arrivo dei tedeschi e di conseguenza gli scontri. Il sindaco Manfredi, in pieno delirio urbano, ha prima sentito il ministro dell’Interno, Piantedosi, e poi ha incontrato l’ambasciatore tedesco Viktor Elbling: «Situazione inaccettabile, ma condanniamo insieme gli atti di violenza e ribadiamo il forte legame tra Napoli e la Germania», ha detto. Poi, via allo stadio. Insieme con il prefetto Palomba e il questore Giuliano.
LA VIOLENZA. Che la giornata sarebbe stata complessa era parso chiaro sin dalle 10: all’aeroporto di Capodichino atterra un charter con 180 tifosi provenienti da Francoforte, tutti identificati e poi scortati alla Stazione Marittima. Nel frattempo, i tedeschi e i bergamaschi giunti martedì e sistemati in un hotel del Lungomare cominciano la marcia dell’odio: sono circa 600 – inferociti per l’assalto della sera precedente a uno dei loro bus a colpi di razzi firmato da un gruppetto di napoletani – e attraversano a piedi Chiaia, il salotto della città, seminando panico ma non violenza. Al massimo birra sui passanti. La carovana è imponente, fa paura, ma gli agenti in tenuta antisommossa li accompagnano e li controllano. La maratona prosegue a via Toledo, a ridosso dei Quartieri Spagnoli. E del murale di Maradona: pare che vogliano profanarlo, così dicono, ma è ben presidiato. E così il corteo avanza verso il centro storico: cantano per l’Eintracht, cercano invano birra e alcolici – vendita vietata – e un paio di volte litigano fuori un bar. Tutto sommato c’è ancora quiete: fino all’arrivo in piazza del Gesù.
La Digos convince qualcuno a rientrare in hotel ma la maggioranza estrema resiste; nel frattempo, un gruppo di ultras del Napoli raggiunge la zona e la miccia è ormai accesa. E scoppia la guerriglia: gli agenti sono tra le due fazioni, caricano i tedeschi, rintuzzano i napoletani e ognuno risponde: volano razzi, petardi, sedie e tavolini di bar e bistrò. Caschi. Cassonetti (anche infuocati). E ancora: varie auto distrutte e tre incendiate (compresa una volante), un agente ferito, vetrine in frantumi, un paio di accoltellati e un commentatore di Canal+ ferito lievemente: Gregory Sertic, ex calciatore del Bordeaux, scambiato per tedesco e aggredito. Dopo una ventina di minuti di guerra i napoletani si dileguano e torna la calma. E i tedeschi vengono scortati in hotel a bordo di bus. Sul Lungomare. Dove prima della partita si radunano: in albergo non è possibile vedere la partita. Allo stadio fila tutto liscio. Poi poco prima della mezzanotte si registrano scontri tra tedeschi e napoletani in zona Chiaia, alle spalle del lungomare, a pochi passi dall’hotel, mentre le forze dell’ordine iniziavano a scortare i primi gruppi verso l’aeroporto.
IL VIMINALE. Oggi i tedeschi voleranno in Germania: «Questa violenza va condannata nel modo più assoluto. I violenti e i teppisti distruggono lo sport», ha twittato la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser. Ma il Viminale era consapevole dei rischi altissimi, come testimonia il dispiegamento di 1000 agenti sul territorio: le autorità italiane sono convinte che il caos sarebbe stato doppio con i tifosi ospiti allo stadio, e tra l’altro le criticità sono state evidenziate il 1° marzo nel corso di una riunione con l’Uefa e i due club. Ecco perché, prima del ribaltone del Tar, era stata vietata la trasferta.