L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla tragedia che ha sfiorato Fabio Grosso.
«Poteva essere una tragedia». Fabio Grosso, ancora sconvolto, non usa giri di parole per raccontare gli attimi di terrore vissuti domenica sera nei pressi del Velodrome, su quel pullman che stava per trasformarsi in una trappola mortale. Quello dei tifosi del Marsiglia è stato un assalto pianificato e ingiustificato, di una violenza inaudita, con effetti ben visibili sulla pelle del tecnico.
ATTACCO. Volevano fare male, lanciando sassi e altri oggetti, e ci sono riusciti, colpendo anche il suo vice Longo. Nove di loro sono stati arrestati due giorni fa. Difficoltà a parlare, stordimento, dolore e quel sangue, tanto sangue, che telecamere e macchine fotografiche hanno inquadrato facendo fare a quelle immagini il giro del mondo: il tecnico del Lione per fortuna se l’è cavata con 12 punti di sutura e con 30 giorni di prognosi. «Poteva essere una tragedia» è l’incipit del suo post sui social, a due giorni dal dramma sfiorato. Vincent Ponsot, direttore generale del club, ha spiegato come «l’entità del taglio è significativa e Fabio ha rischiato di perdere l’occhio sinistro». «Ha preso una bottiglia di vetro piena in testa ad alta velocità – ha aggiunto – c’era il rischio di commozione cerebrale. È molto segnato fisicamente e psicologicamente, come il resto del gruppo».
MESSAGGIO. L’allenatore ha passato le ultime ore in famiglia e non ha potuto dirigere l’ultimo allenamento (i tifosi gli hanno dedicato uno striscione: “Buona guarigione”). Domani una commissione si riunirà per decidere se far giocare o meno il match, mentre ieri la vittima è uscita dal silenzio pubblicando su Instagram una foto rassicurante, nonostante l’evidente medicazione sopra l’arcata sopraccigliare. Uno scatto corredato da un pensiero. Grosso non ha voluto alimentare la spirale di violenza che in Francia sembra davvero non avere fine; sia nel senso temporale del termine sia dal punto di vista dell’obiettivo, il fine appunto, verso il quale queste aggressioni, portate spesso da “cani sciolti” (così li hanno chiamati gli stessi fan dell’OM), potrebbero tendere. Nel Paese il calcio sta diventando un pericoloso sfogo alle tensioni sociali. Al punto che, insieme a risse e agguati, si torna a parlare sempre più frequentemente di razzismo, antisemitismo e omofobia con atteggiamenti discriminatori all’ordine del giorno. Dentro e fuori gli stadi. «Sicuramente una tragedia lo è stata per lo sport e per tutti quelli che lo amano – le parole del campione del mondo – Mi auguro con tutto il cuore che possa essere una lezione per il NOSTRO futuro». Nostro è scritto tutto maiuscolo, come a far capire che anche lui – nonostante tutto – si sente parte dei problemi del movimento. «Grazie a tutti per il supporto e la vicinanza» ha concluso. Il commento che ha ricevuto più apprezzamenti? È di una pagina di fan lionesi e recita «Tutti in guerra con te Fabio!». Forse il senso del messaggio non è stato colto in pieno. Eppure, voleva essere un invito alla pace.