L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Gravina e la riforma depositata.
Le ultime trattative tra FIGC e Serie A si sono intensificate ieri, con il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, che ha cercato di eliminare il “veto incrociato” dalla riforma proposta da Gravina, in vista del voto del 4 novembre. La riforma prevede un’autonomia gestionale per tutte le leghe, con un’intesa vincolante reciproca tra la Serie A e la FIGC su questioni rilevanti. Questo aspetto ha generato dissensi tra i club più influenti, come Lazio e Napoli, che chiedono maggiore indipendenza. Gravina ha già rimosso, su richiesta della Serie A, la possibilità di appellarsi al CONI in caso di stallo, ma la Serie A auspica una maggiore autonomia che, secondo la FIGC, potrebbe violare i limiti di legge. Gravina ha definito la riforma “epocale”, andando oltre quanto previsto per la Premier League.
Pesi e rappresentanza. La rappresentanza in FIGC è un altro punto critico: l’emendamento Mulé incrementa il peso della Serie A dal 12% al 18% con 4 consiglieri, ma la Lega Serie A punta a 5 rappresentanti, soprattutto se la Serie B passasse da 1 a 2 consiglieri. La Lega Pro ridurrebbe la sua rappresentanza dal 17% al 12%, mentre i dilettanti resterebbero al 34%. Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha sottolineato il contributo economico della Serie A al sistema calcistico, finanziando anche la FIGC e le leghe minori con 120 milioni annui e coprendo oltre il 60% delle entrate fiscali del calcio italiano. La Serie A chiede quindi maggiore autonomia nelle decisioni che la riguardano, pur non vedendo un conflitto diretto con Gravina.
Procedimento giudiziario. Nel frattempo, il nome di Gravina è stato menzionato in un’udienza del tribunale di Roma: il PM Cascini ha richiesto un sequestro preventivo di 140 mila euro nei confronti del presidente FIGC, nell’ambito di un’inchiesta per presunto autoriciclaggio. Gli avvocati di Gravina, Mercurio e Viglione, hanno ribadito la totale assenza di prove per i reati ipotizzati, con una decisione del tribunale prevista entro dieci giorni.