L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport si sofferma sulle parole di Gravina in merito al calcio italiano.
Il calcio italiano si trova in un momento di turbolenza e di transizione, dove le divergenze e gli interessi tra Lega Serie A e FIGC emergono chiaramente. Gabriele Gravina, presidente federale in scadenza, mantiene il riserbo sul suo futuro, ma non nasconde le difficoltà di guidare un sistema frammentato e complesso. Gravina sottolinea come la recente riforma, che conferisce maggiore autonomia alle Leghe, potrebbe rappresentare un cambiamento radicale per il calcio italiano: le Leghe avranno ora piena libertà nell’organizzare i propri campionati, inclusi playoff e playout, mentre eventuali cambiamenti strutturali (come il numero di retrocessioni e promozioni) dovranno essere concordati con la Federazione e altre Leghe coinvolte.
Questa “intesa forte” ridimensiona il potere della FIGC a favore della Lega Serie A, pur mantenendo la necessità di un equilibrio. Per Gravina, tuttavia, è fondamentale ricordare che la riforma non può trasformare il calcio italiano in un’arena dominata solo dai professionisti: la composizione del Consiglio Federale riflette ancora la rappresentanza di tutte le componenti del movimento calcistico, dai dilettanti ai professionisti, con una particolare attenzione ai principi di equità e inclusione.
L’emendamento Mulé e la pressione per una maggiore rappresentanza della Serie A, secondo Gravina, rischiano di incrinare questa struttura di bilanciamento, ponendo i dilettanti e le categorie inferiori in una posizione più debole. Gravina ribadisce che, nonostante il contributo economico della Serie A, il calcio è prima di tutto un fenomeno sociale e culturale, come ribadito dall’articolo 33 della Costituzione.
Sullo sfondo, la politica federale si intreccia con interessi personali e pressioni esterne. Gravina denuncia un clima di sospetto e veleni, con accuse che minano la fiducia reciproca all’interno della federazione. Mentre la magistratura indaga, Gravina sostiene che solo con responsabilità e trasparenza si potrà risanare il clima e restituire al calcio italiano la sua integrità e autonomia.
La sfida ora è non solo regolamentare, ma anche politica: un sistema solido e ben regolamentato è necessario per garantire che il calcio continui a rappresentare i suoi valori educativi e sociali.