Corriere dello Sport: “Gravina (Figc): «Altro che Premier, quanti debiti»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Figc e su Gravina.
Il calcio italiano è come una macchina senza freni che corre a tutta velocità contro un muro. Dopo trent’anni di proclami e proposte, eccoci però all’ultimo chilometro. La riforma del sistema è un’esigenza non più rinviabile, mancano solo 33 giorni all’assemblea straordinaria che nelle intenzioni del presidente federale servirà per modificare lo statuto e riportare così ogni possibile idea riformatrice alla maggioranza del consiglio (togliendo il veto alle leghe), ma anziché trovare una sintesi – insieme – le componenti sono al “tutti contro tutti”. Secondo i 20 club di Serie A, ad esempio, il presupposto per iniziare ogni discussione è avere più rappresentanza e maggiori risorse economiche.
E, se possibile, meno retrocessioni. «Valutiamo un meccanismo di autonomia simile al modello della Premier League», ha spiegato due giorni fa il presidente di Lega, Lorenzo Casini, senza escludere una possibile fuoriuscita dal sistema federale. La risposta di Gravina non si è fatta intendere ed è arrivata durante il simposio “Sport, calcio e calciomercato” organizzato dalla Fondazione Roma a Palazzo Sciarra: «La Serie A come il modello Premier? Parliamo di cose serie, perché questa mi sembra una battuta umoristica. Anzi, è un’operazione di distrazione di massa».
SCONTRO. Una bordata in piena regola che segue le stilettate dell’ultimo consiglio federale, durante il quale Gravina ha detto di voler presentare (tra fine febbraio e inizio marzo) un piano di riforma per annotare poi «nomi e cognomi di chi davvero vuole cambiare il calcio», aggiungendo che «se qualcuno pensa di ballare sul Titanic, io toglierò la musica». La sensazione diffusa è che la riforma sia diventata una sorta di referendum pro o contro Gravina e che buona parte della Serie A (forza di opposizione) voglia cogliere l’occasione per mandare a casa il presidente senza neppure sedere al tavolo dei dialoghi.
D’altra parte, è emblematico il dato che vede la massima serie – la locomotiva del sistema, quella che insomma fa girare i miliardi – pesare solo il 5% in consiglio. «Quando si alzano i toni, significa che si è in una posizione di debolezza» la battuta di Abete, presidente della Lega Dilettanti che viceversa conta sul 34%. Ieri, intanto, Gravina è tornato a parlare anche del caso arbitri a “Le Iene”: «Le denunce sono un atto di coraggio – ha detto – ma devono essere fondate».
DEBITI. Tornando sulla sostenibilità, il presidente Figc ha invece puntualizzato: «Si stanno perdendo l’orientamento e la capacità di stare insieme. Magari si potesse fare la nuova Premier, ma quando si fanno certi proclami si deve studiare. La Premier ha 21 azioni, 20 per i club e la 21ª che spetta alla federazione. I numeri della dimensione economico-finanziaria in A sono negativi e implacabili». Del resto, uno studio pubblicato da Gazzetta evidenzia come l’indebitamento finanziario dell’Inter a giugno 2023 fosse di 437 milioni, quello della Juve di 397 milioni e quello della Roma sia salito a 448 milioni. Salvare il calcio è una corsa contro il tempo.