L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul ricorso accolto della giustizia sportiva.
Il massimo organo di giustizia sportiva mondiale ha dato ragione al Frosinone sul caso dell’olandese Rai Vloet, che la società ciociara decise di allontanare a dicembre 2018, dopo apena 5 presenze in Serie A, a causa di un problema cardiaco. Il TAS di Losanna si è pronunciato due giorni fa accogliendo il ricorso del club di Stirpe, rappresentato dall’avvocato Mattia Grassani, contro la decisione della FIFA che in primo grado condannava il club al pagamento di 500 mila euro (più interessi) in favore del Chiasso, sodalizio della terza serie svizzera.
Questa storia adesso rischia di fare giurisprudenza. Per la prima volta, infatti, il TAS dichiara che può decadere la validità di un accordo qualora non si verifichino alcune condizioni, anche se di natura sanitaria; fino ad ora, da Losanna avevano sempre “garantito” i diritti degli atleti-lavoratori. Vloet, ora in forza ai russi dell’Ural Ekaterinburg (3 presenze in 11 giornate di campionato), effettuò le prime visite con il Frosinone al Policlinico Gemelli il 24 luglio 2018. All’emergere delle prime criticità, il calciatore aveva ricevuto un certificato di idoneità di soli 4 mesi, firmato dal prof. Paolo Zeppilli (che in questi giorni ha testimoniato a Losanna).
Il trasferimento fu comunque concluso, ma con una clausola: il Frosinone avrebbe pagato i 500 mila euro pattuiti al Chiasso soltanto nel caso in cui, a dicembre, l’attaccante avesse ottenuto un’idoneità di 6 mesi, cioè fino alla fine della stagione. Nei successivi controlli le aritmie frequenti hanno evidenziato “un sostanziale peggioramento” del quadro clinico che ha portato Zeppilli a rilasciare un certificato valido appena tre mesi, fino a marzo 2019. A quel punto, il Frosinone ha chiuso la vicenda dando al classe ’95 il benservito.
ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO. E dopo quasi 4 anni il tribunale arbitrale, secondo e ultimo grado di giudizio, ha emesso il suo verdetto: «Il prezzo di cessione non è dovuto» si legge nella sentenza. «Finalmente è stata fatta giustizia – ha esultato il legale Grassani – una macchia troppo pesante si era posata dal 2018 sulla società laziale, vera parte lesa del trasferimento. Il Presidente Maurizio Stirpe ha sempre agito nel rispetto dei diritti fondamentali del calciatore, in particolare quello alla salute. Finalmente il TAS lo ha riconosciuto. È una bella pagina di giustizia sportiva».