“E ora che la «festa» è finita, quel che resta d’una serata che sa di magìa è la consapevolezza dei propri pregi e pure dei prevedibili limiti: Crotone 0, Atletico Madrid 2, ma non poteva andare diversamente, perché dinnanzi al Magistero dei vicecampioni d’Europa si inseguiva «altro», l’idea di se stesso, d’un calcio da mandare giù a memoria (rapidamente) per fronteggiare gli altri «mostri sacri» che spunteranno un bel giorno. Gli occhi quasi fanciulleschi che scrutano questo calcio stellare restano ovviamente incantati dalle movenze (ancora sotto ritmo) dell’Atletico Madrid, ma del Crotone rimane la propria esuberanza, la disponibilità a soffrire (soprattutto correndo all’indietro) e il desiderio d’imparare anche ad attaccare. LA RESISTENZA. Le amichevoli hanno un senso, certo che sì, e i quarantacinque minuti di resistenza valgono come indizio: nella sperimentazione del cholismo (il rombo che diviene tante cose, 4-1-3-2 e poi 4-2-2-2 e ancora 4-4-2), dove la scena è di un Tiago ringiovanito, incurante dei 35 anni, dimentico dell’accidente alla tibia, Nicola scorge nei suoi il dinamismo, la naturalezza nella copertura degli spazi, la sana umiltà. Le distanze restano azzerate a lungo e il Crotone, che studia con i grandi, viene assorbito da Palladino, dalla sua genialità mai sopita, da slanci di eleganza racchiusi in questo «falso nueve» che dalla carriera s’è preso meno di quello che avrebbe potuto ricevere e che tuttavia illumina, vestendosi da regista offensivo. EMOZIONI. Esserci già rappresenta un dono e fa niente se calcisticamente si vibri raramente, in quell’avvio: il Crotone ha semplicemente fretta di «capire», per non concedere profondità a chi sa farti male con una sola mossa, magari due, esagerando tre: quelle di Thomas (15′: fuori di mezzo metro) e di Filipe Luis (25′: percussione e sinistro languido) o il tap in di Saul (26′: per la risposta di Cordaz). SI CAMBIA. La «siesta» dell’Atletico Madrid (che, senza Griezmann e Gameiro, è arrivato nel primo pomeriggio e riparte in serata) finisce nella ripresa: il Crotone ha meno corsa e la rumba dei cambi di Simeone è servita per aggiungere la materia grigia di Carrasco per il fulminante scatto di Gaitan (13′) che vale l’1-0. Ma Nicola osserva, gradisce l’esuberanza di Palladino (18′), un po’ meno il buco che si apre a sinistra dove Juanfran fa tremare. E’ serata di gala e Cordaz, se la gode su (26′): gli ha già stretto la mano Saùl (6′), sul volo da palo a palo, ma l’applauso fragoroso sul cucchiaione di Torres va gustato. IL PIACERE. Ci sono serate che restano e questa è una di quella: e quando Fernando Torres esce, lo stadio saluta con calore (che sa di ammirazione). Ma il protagonista rimane Cordaz (33′), rimasto sveglio sempre, pure sull’errore di Martella, sfruttato da Diogo Jota per consentire al portiere di mostrare la sua elasticità. ORGOGLIO. Il Crotone afferra quel che può, perché risposte (anche a se stesso) ne servono e le due chanches in una trentina di secondi (anticipo salvifico di Filipe Luis e Gnahoré che non vede la porta per dettagli), rappresentano indicatori d’una squadra che ha bisogno d’esperienza (d’un centravanti che deresponsabilizzi Palladino; d’un centrocampista che verticalizzi) e di autorevolezza, quella che sul triplice fischio concede il 2-0 a Diogo Jota. Ma quest’ora e mezza di full immersion all’Università del calcio tornerà utile”. Questo il racconto de “Il Corriere dello Sport” in merito all’amichevole di lusso andata in scena ieri sera tra il neopromosso in serie A Crotone e l’Atletico Madrid.