Corriere dello Sport, ex rosa: “Lores Varela: «Gattuso e il Pisa mi fanno volare». Palermo…”
“Accelerazioni letali, dribbling ubriacanti, tocchi di fino e un insuperabile fiuto del gol. Questo è Nacho Lores Varela recuperato da Gattuso al calcio italiano che sembrava averlo respinto in maniera definitiva. Dieci gol, impreziositi dalla tripletta con cui ha liquidato il Pordenone e qualche colpo da genio intervallato da evitabili gigionerie ne fanno comunque un protagonista irrinunciabile del Pisa che punta alla serie B con tutte le sue forze. Uruguaiano di Montevideo, 25 anni compiuti il 26 aprile, si è pian piano proposto come la freccia più importante dell’arco teso da Gattuso. Per un breve periodo lo aveva allenato a Palermo, toccando con mano le sue qualità ma anche gli spigoli del suo carattere tipicamente sudamericano e troppo disincantato. Zamparini aveva scommesso forte su questo attaccante atipico, un po’ anarchico in campo, difficile da domare. Alla lunga il patron rosanero si era arreso e Nacho si era convinto a rientrare in patria. Le parole e la stima di Gattuso lo hanno convinto a riprovarci: ora si può parlare di scommessa vinta. «Venire a giocare a Pisa, mi ha trasformato – dice – sono rinato come calciatore. Non è stato facile, ci sono volute tutta la grinta e la pazienza di Gattuso per portarmi sulla strada giusta. Questa stagione è tra le più belle della mia carriera. Mai prima d’ora ero riuscito a segnare così tanto, ma il motivo è molto semplice: non avevo avuto la possibilità di giocare con una certa continuità». Decisivo il ruolo giocato da “Ringhio” nella sua rinascita: «Gattuso mi ha dato fiducia anche come attaccante e a me piace molto andare a segnare. Sono arrivato a Pisa senza avere un ruolo ben definito. Mi avevano impiegato come esterno senza aver mai avuto la possibilità di dimostrare le mie qualità offensive. Messi da parte gli acciacchi e acquisita un po’ di maturità in più, ho trovato le doti giuste per affrontare al meglio un ruolo così difficile. E’ tutto merito del mister: mi ha aiutato a capire tante cose e mi ha infuso quella rabbia agonistica necessaria a chi vuol fare l’attaccante. Con lui ho un rapporto bellissimo anche se non ci parlo molto. Mi piace ascoltarlo e fare miei tutti i consigli che mi impartisce». LA CRESCITA. «La squadra è consapevole delle proprie possibilità. Alcune prestazioni non all’altezza ci hanno fatto riflettere e i punti lasciati per strada durante il campionato ci sono stati di monito. Così siamo arrivati agli appuntamenti decisivi con la certezza di essere forti e di potercela giocare con chiunque». La finale. «Il Foggia è forte e non è arrivato all’atto conclusivo per caso. Ce la giocheremo anche se i favoriti sono loro. Nei pronostici siamo poco considerati. Qualcuno ci dava già spacciati nei primi incontri. Invece abbiamo dimostrato che con umiltà e il lavoro maniacale possiamo giocarcela. Quando ho segnato contro il Pordenone avrei voluto abbracciare tutta la curva. Qui i tifosi sono favolosi, la città è bellissima, ci vivo bene insieme alla mia famiglia. Questa gente ha un temperamento sudamericano e un attaccamento che non percepivo da anni. Sono stato a Palermo e Bari, niente a che vedere con questa piazza che mi trasmette tanto affetto. Spero di poterli ripagare presto»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.