Corriere dello Sport: “Euro 2032, il dossier Figc: 10 città, isola compresa. Ecco perchè Palermo va in “panchina”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul dossier della Figc per la candidatura a Euro 2032 e l’esclusione di Palermo.
Il progetto è ambizioso: ottenere l’Europeo del 2032 e poi lavorare a testa bassa per regalare al Paese (e di conseguenza al calcio) dieci stadi nuovi o con il look rifatto al punto da essere considerati al passo coi tempi. Si parte da lontanissimo, visto che gli impianti italiani hanno un’età media di 68 anni. Ieri la Federcalcio ha consegnato alla Uefa il “final Bid dossier”, ossia l’ultimo tassello per completare la candidatura. Dopo aver incassato l’ok del ministro per lo Sport, il parere positivo del Senato e il Dpcm del governo che ha istituito un comitato interministeriale, la Figc ha inviato la documentazione definitiva a Nyon, che a metà ottobre sceglierà tra la proposta italiana e quella turca. Il Paese di Erdogan ha gli stadi fatti (anche se per il 2032 potrebbero essere già “datati”) ma deve fare i conti con i problemi interni in materia di diritti che inevitabilmente peseranno nella scelta finale.
10 SEDI. Nel proprio fascicolo l’Italia ha inserito le 10 possibili sedi del torneo: Milano, Torino, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari. L’esclusa dell’ultima ora è Palermo, che comunque continuerà a essere coinvolta nell’iter sperando di rientrare (difficile) nel caso in cui la lista fosse estesa a undici sedi. La questione è prettamente logistica: gli spostamenti da e per le isole sono sempre complessi e hanno un impatto (negativo) sulla volontà di ospitare un evento il più possibile sostenibile. E quindi dentro Cagliari e fuori Palermo poiché il capoluogo sardo ha il progetto di ammodernamento dello stadio in fase più avanzata. Senza le due isole lo studio di fattibilità prevedeva un progetto addirittura più “green” di quello presentato dalla Germania per ottenere Euro 2024, ma l’Italia ha voluto portare avanti una candidatura che includesse il più possibile l’intero Paese.
GRAVINA. Sono fuori dal dossier Udine, Bergamo e Reggio Emilia, le città che hanno i tre stadi più moderni (con quello della Juve) ma con capienza inferiore alle 30 mila unità, il minimo richiesto. Spiega Gravina: «La nostra candidatura è ispirata a un “Nuovo Rinascimento” è stato realizzato attraverso continue connessioni con i territori, da un lato esaltandone le bellezze storiche e artistiche, dall’altro rispettandone l’impatto e la sostenibilità. Il dossier è il frutto di un lavoro intenso, in cui il calcio si è fatto ancora una volta strumento di unità e di aggregazione trasversale».