Corriere dello Sport: “Emergenza Coronavirus. Adesso in serie A si teme la grande fuga”

Il mondo del pallone è in totale confusione vista l’emergenza Coronavirus, le società di Serie A ieri hanno prospettato ai giocatori la possibilità di un taglio degli stipendi in questo periodo buio. L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” fa il punto della situazione su questa possibilità.  E’ successo ieri durante la riunione del tavolo “sindacale” al quale hanno partecipato per i club Lotito (Lazio), Giulini (Cagliari), Marino (Atalanta) più alcuni tecnici e avvocati di altre squadre, l’ad De Siervo per la Lega, Calcagno e Grazioli per l’Aic.
Senza gli incassi derivanti dal botteghino molte società stanno attraversando un momento difficile a livello di liquidità. Non tutte hanno provveduto a saldare gli stipendi di gennaio e febbraio, ma questa non è comunque una situazione nuova: è successo anche in passato e poi tutti sono stati regolarmente pagati. Per ottenere le liberatorie necessarie per l’iscrizione ai prossimi campionati bisogna procedere al saldo di gennaio, febbraio e marzo entro il 31 maggio, a quello di aprile e maggio entro il 22 giugno. C’è ancora tanto tempo, ma i presidenti hanno voluto iniziare subito un dialogo. Hanno ribadito che loro una perdita importante la sosterranno comunque, anche se il torneo si concluderà. Al momento non è stato ipotizzato un taglio in termini di percentuale degli ingaggi: un’idea più precisa l’avremo tra una settimana quando nel corso di una nuova riunione del tavolo “sindacale” i proprietari forniranno ai rappresentanti dell’Aic un prospetto più dettagliato e articolato. Cosa hanno risposto ieri i rappresentanti dei calciatori? Non c’è stata una chiusura netta al dialogo e non siamo già al muro contro muro, ma in questo momento il sindacato vuole prima di tutto individuare una data comune per la ripresa degli allenamenti e capire quando si tornerà a disputare gare ufficiali. E’ chiaro che un taglio dello stipendio potrebbe portare qualche campione presente in A a fare riflessioni sul suo futuro in Italia e questo non sarebbe un bene per il movimento. L’Aic ha intenzione di parlare del tema nel corso di un prossimo direttivo che analizzerà tutti gli scenari. Se la A non finisse il danno per i club sarebbe di circa 720 milioni (contro i 770 ipotizzati dalla Bundesliga e i 680 dalla Liga); se invece si concludesse in ritardo, molto di meno, circa 150-160 milioni ai quali ne andrebbero aggiunti altri 40-50 “cancellati” dalla Uefa per i tagli alle coppe europee. Certi numeri saranno trasmessi alla Figc per chiedere un aiuto al governo sommando le richieste di B, Lega Pro e Lnd. L’Aic piuttosto vuole che gli allenamenti delle squadre riprendano tutti insieme e non la prossima settimana. Oggi riunione del tavolo competente. Adesso non c’è uniformità anche perché ci sono 7 formazioni in quarantena. La Federazione dei medici sportivi italiani ieri ha emesso un comunicato molto chiaro: «Alla luce dell’attuale situazione di emergenza sanitaria raccomandiamo per le società professionistiche l’interruzione degli allenamenti collettivi almeno fino al 3 aprile; per le società dilettantistiche fino a nuove indicazioni; per il settore giovanile scolastico fino al 30 giugno». L’Aic ritiene che riprendere già la prossima settimana esporrebbe i giocatori a inutili rischi (se qualcuno fosse contagiato, bloccherebbe tutta la squadra), ma i presidenti di A hanno dalla loro parte il dpcm e, senza un accordo, ognuno deciderà liberamente. C’è già l’accordo tra Aic e Lega Pro per la ripresa il 3 aprile.