Corriere dello Sport: “Ecco Kean. Moise, otto minuti e il futuro è già qui. Primo 2000 in A, Juve pronta a blindarlo”
“Otto minuti per afferrare un sogno, ritagliare un lembo di storia del pallone: Moise Bioty Kean, sedici anni e mille promesse, è il primo 2000 a debuttare in serie A. Otto minuti, recupero compreso, l’emozione e la smania difficili da controllare: frigge quando si smarca ma il pallone non lo raggiunge, ripiega per procurarselo, strappa applausi quando lo protegge alla fine, in un nugolo di avversari, sulla sinistra, e non trova lo squarcio per involarsi o crossare, ma delizia con una finta insistita che riassume tecnica e sfrontatezza.
DESTINO. Millenni al generation: sono tanti i gioielli. Il Milan ha come terzo portiere Alessandro Plizzari, il Cagliari ha convocato giusto ieri Roberto Biancu e Vasco Oliveira, ma tutti sono rimasti in panchina. Solo in B ha debuttato Abdoulaye Traore del Perugia. Era destino, forse, che in A toccasse a Kean, da sempre abituato a bruciare le tappe e giocare con i più grandi. Ad Asti, dove mosse i primi passi quando la famiglia, di origini ivoriane, si trasferì da Vercelli, dov’è nato, lo facevano giocare addirittura con quelli del ‘96, e anche in Primavera – dove ha una media-gol superiore a quella di Higuain in prima squadra: 5 gol in 5 partite fra campionato e Youth League – è il cucciolo: solo lui e Fabrizio Caligora, difensore, appartengono alla classe 2000. Nessuno, però, se ne accorge: qualità, fisico e personalità ingannano. Quasi naturale che Massimiliano Allegri, attentissimo ai giovani, lo cooptasse dopo gli infortuni di Pjaca e Dybala. Lo seguiva, per altro, da un pezzo, e già nella passata stagione, ogni tanto, lo aveva fatto allenare con la prima squadra.
CANTERA. Nell’Asti, Kean rimase appena sei mesi perché il dirigente Renato Biasi, intuendone la stoffa, lo indirizzò al Torino. Il provino durò niente, il responsabile della scuola calcio granata Silvano Benedetti lo ingaggiò subito, ma dopo tre stagioni, approfittando del regolamento che contempla il tesseramento annuale rinnovabile degli Under 14, la Juventus riuscì a sfilarlo ai cugini. La prima maglia bianconera fu quella degli Esordienti, nel 2013-2014 giocò sotto età nei Giovanissimi Nazionali: 4 reti e scudetto sfiorato, vinto in finale dalla Roma. Nel 2014-2015, dividendosi tra due squadre, mise in luce le sue straordinarie qualità realizzative: 21 gol in 10 partite con i Giovanissimi, 14 in 15 con gli Allievi Nazionali. Con gli Under 17 – siamo alla scorsa stagione – 25 presenze e 24 gol, meritando le prima convocazioni in Primavera. Parallela la trafila azzurra, dall’Under 15 all’Under 17 bruciando le tappe e segnando tantissimo: 21 presenze, 10 gol.
MODELLO. Attaccante completo, ambidestro, potente e rapido, duttile, ha attirato le attenzioni dei più grandi club d’Europa – Manchester City e Arsenal in prima fila -, ma l’ad Beppe Marotta ha già preparato il primo contratto da professionista: «Spero che Raiola non lo porti via, esiste sempre la correttezza frutto di trasparenza. Ufficialmente non sappiamo chi è l’agente. Penso che Kean abbia tanti anni davanti: giocare nella Juve è motivo di orgoglio, penso che meglio di qui non possa trovarsi. Il discorso economico è diverso: l’agente deve fare ragionare l’assistito, il dio denaro non deve essere fondamentale». Raiola assiste anche Gigio Donnarumma, il sogno per l’eredità di Buffon, e Mario Balotelli, che del piccolo Kean è stato idolo. Per qualità sul campo, non per tratti caratteriali, benché un filo d’esuberanza ogni tanto affiori. Anni fa, negli Allievi Nazionali, dopo un gol al Perugia, anche lui esibì la scritta: «Why always me?»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.