Corriere dello Sport: “«È la fase più critica». Ma Tacconi lotta sempre”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla situazione di Tacconi.
Stefano Tacconi «sta attraversando il momento più critico». Le parole del nuovo bollettino medico emesso ieri dall’Ospedale “Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo” di Alessandria sono fin troppo chiare. L’ex portiere della Juventus e della Nazionale resta gravissimo, ricoverato nella Struttura di Neurochirurgia dopo l’emorragia cerebrale che l’ha colpito dodici giorni fa, ma continua «a lottare». Ecco il barlume di speranza che la stessa nota dei sanitari regala all’interno di un quadro che resta a tinte fosche e fa crescere l’apprensione e la preoccupazione nei familiari e in tutto il mondo bianconero e del calcio italiano. «Mio papà è un leone» ha detto pochi giorni fa Andrea Tacconi, uno dei suoi quattro figli, che gli era al fianco quando è stato colto da malore. E proprio come un leone il numero 1 sta lottando, anche in queste ore particolarmente complicate.
ALTALENANTE. Per comprendere al meglio lo scenario attuale basta affidarsi ad Andrea Barbanera, il direttore della struttura di Neurochirurgia dell’ospedale alessandrino, che ha in cura l’ex campione. «La nostra equipe – spiega – sta portando avanti il trattamento farmacologico per contrastare il vasospasmo cerebrale, ma la sua condizione clinica è altalenante. Si tratta infatti della fase più complicata che può evolvere rapidamente sia in senso positivo sia negativo, purtroppo. Stefano sta continuando a lottare: i prossimi giorni saranno determinanti». Tacconi, 64 anni, si era sentito male la mattina dello scorso 23 aprile dopo aver partecipato ad una cena di beneficienza. Era ad Asti in compagnia appunto del figlio Andrea ed era atteso come ospite delle “Giornate delle Figurine”, il raduno dei collezionisti che si tiene da una decina di anni nell’Astigiano. All’evento, però, l’ex calciatore non è mai arrivato proprio a causa del malore accusato mentre era in auto. I soccorsi erano stati immediati e, vista la gravità della situazione, l’ex portiere era stato subito trasferito dal pronto soccorso del “Cardinal Massaia” di Asti all’ospedale di Alessandria, un hub di eccellenza nel Nord Italia per questo tipo di patologie. Il giorno dopo, il dottor Barbanera aveva definito «importanti ma stazionarie» le condizioni di Tacconi, raccontando ciò che era stato stato fatto: «Abbiamo svolto un trattamento dell’aneurisma per evitare una seconda emorragia». Il quadro clinico restava quindi complicato. «C’è solo da aspettare e pregare» si raccomandava Andrea, che in questi giorni è rimasto sempre accanto al papà, alternandosi nella sua stanza con la mamma Laura, i fratelli e le sorelle.
PICCOLI SEGNI. Attendere e sperare in piccoli segni di miglioramento e di progresso, che nei giorni scorsi in effetti sono arrivati. E’ stato lo stesso Andrea a raccontarli via social, dopo che venivano effettuati i vari controlli. Gli occhi e le mani che iniziavano a muoversi portavano certamente alla speranza; così come la “V” fatta con le dita in segno di vittoria da Stefano dopo che il figlio gli ha raccontato del successo della sua Juve contro il Sassuolo. Un gesto che ha commosso i tifosi che hanno sempre mantenuto un legame speciale con il loro numero 1 negli ultimi trent’anni in cui Tacconi è stato sempre un appassionato sostenitore della Signora. E per questo, fin dai primi momenti, non gli hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Un affetto che è diffuso, trasversale e non proviene soltanto dal mondo juventino. Lo stesso avviene in queste ore di ansia e preoccupazione in cui Stefano resta gravissimo ma lotta. E’ il passaggio più critico ma tutti sperano possa arrivare ancora una parata. Come dice Andrea, c’è solo da aspettare e pregare.