“Gli mancava il gol, l’aveva confessato. Era orgoglioso di aiutare la squadra, consapevole di attraversare un buon momento, contento di fare quanto l’allenatore chiedeva, però un attaccante vuole lasciare sempre una traccia, non si consola pensando di essere finito a un passo dall’esultanza, colpendo pali o esaltando portieri. Paulo Dybala voleva sbloccarsi, riallacciare il filo, e riuscito nella serata del cuore in tumulto, contro il Palermo che è stato la sua culla italiana, contro la squadra che l’ha scelto bambino – Picciriddu, come lo chiamano ancora – e ne ha fatto un top player da Juventus. Non un gol, ma due. Senza festeggiare per rispetto. Dopo aver temuto un’altra sera stregata per via d’una punizione finita sul legno. La prima rete su punizione, la seconda su assist di tacco di Higuain, a sua volta innescato prima da Paulo, testimonianza di un’intesa sempre più proficua: «Ci conoscevamo già e da un bel po’ lavoriamo insieme: parliamo spesso di come ci muoviamo, cosi uno sa già dov’è il compagno senza guardare. Per fortuna le giocate escono bene, speriamo di continuare cosi insieme. Ho ringraziato Higuain per il bellissimo assist che mi ha fatto, però non è stata un ‘esultanza. Sui gol non ho esultato per rispetto ai miei vecchi compagni e ai tifosi del Palermo: lì ho passato tre anni bellissimi e ho ancora tanti amici». […]”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.