L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta le dichiarazioni di Paulo Dybala, attaccante della Juventus:
«Il problema è che la barba proprio non mi cresce. I miei occhi invece sono verdi, anche se la mia ragazza dice che sono celesti. Li ho presi dal mio nonno paterno. È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica (dalla Polonia, ndr) abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, pian piano, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato, che poi sono gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani».
«Io sto molto attento a spendere soldi, una raccomandazione che mi ripetono sempre i miei familiari. Il gorilla che ho in salotto? L’ho trovato a una cena di beneficenza a Parigi, organizzata dal mio ex compagno di squadra Blaise Matuidi, per finanziare alcuni progetti di solidarietà in Africa. In vendita c’erano oggetti di valore e altre cose di carattere più affettivo. Io mi sono appassionato a questa scultura di Richard Orlinski e l’ho acquistata. Ma non sono un collezionista d’arte, è stato il mio unico investimento. Colleziono solo maglie da calcio, ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all’estero. Senza contare le divise che compro su Internet. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all’asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me».
«Se ho paura del Coronavirus quando incontro i tifosi? Io l’ho già avuto, casomai sono loro a doversi preoccupare quando incontrano me. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro…».