L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sul meeting dell’UEFA previsto per domani, una nuova riunione del gruppo di lavoro sui calendari istituito dall’Uefa. Anche se per il momento Nyon non fa sconti né sulla formula delle coppe né sulla finestra prevista per le nazionali, la sensazione delle Federazioni e delle Leghe è che succederà la stessa cosa che è accaduta con Euro 2020 (che a giorni su spinta degli sponsor sarà ribattezzato dopo che era stato deciso di mantenere invariato il nome). Ovvero che Ceferin e i suoi più stretti collaboratori alla fine cederanno e taglieranno il numero delle gare delle coppe per arrivare all’assegnazione di Champions ed Europa League oltre ad abolire la finestra dell’1-9 giugno per le nazionali. L’Uefa ha contratti televisivi da miliardi di euro (Champions ed Europa League insieme ne valgono 3,5) che hanno clausole analoghe a quelle che la Lega ha stipulato con le tv broadcast (Sky, Dazn e Img) ovvero prevedono l’eventualità che cause di forza maggiore non consentano la fi ne della manifestazione. Ecco perché se i vertici del Governo del calcio europeo dovranno trovarsi di fronte all’ipotesi di non far concludere i vari campionati per giocare gare di andata e ritorno delle due coppe, alla fi ne “taglieranno” Champions ed Europa League oltre a cancellare la fi nestra per le nazionali. Sarebbe un bell’assist per Leghe e Federazioni. Sulla data del 30 giugno che un po’ tutti hanno chiesto di poter sforare, almeno per il momento, la Uefa intende invece tener duro perché non vuole condizionare la stagione 2020-21, quella che porterà all’Europeo. Partire in ritardo vorrebbe dire, al minimo intoppo, ritrovarsi con l’acqua alla gola e avere nuovi problemi. Un rischio che dopo il recente rinvio di un anno di Euro 2020 (con tanto di perdita di 300 milioni) Ceferin non può permettersi di correre.