“Sempre la stessa musica. E stavolta De Zerbi non resta indenne, il suo esonero è maturato poche ore dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia. Nel dopo gara il tecnico aveva ripetuto la solita litania senza speranza. Lo condanna l’atteggiamento della squadra che ha dato l’impressione, soprattutto nel primo tempo con lo Spezia, di non seguirlo più. Roberto prova a districarsi nei meandri dell’ennesima sconfitta: «A quanto i giocatori dicono sia a me che ai dirigenti – risponde l’allenatore – sì. Ma è ovvio che l’atteggiamento non va bene e non è quello che vorrei. Evidentemente questo è un gruppo che nelle difficoltà si perde e forse non ha dentro il fuoco che servirebbe. Può essere una questione di caratteristiche, ma questo non vuol dire che non mi seguono, forse sono impossibilitati a seguirmi». Traduzione: la squadra non è attrezzata e così com’è non riesce a superare le gravi lacune, tecniche e di esperienza. Il che riporta al mercato. De Zerbi ribadisce la necessità, diremmo l’obbligo, di intervenire: «Ne ho già parlato col presidente e col ds, ma oggi è il 30 novembre quindi dobbiamo aspettare. Sicuramente sappiamo di doverci rinforzare in diversi reparti». Argomenti che affronterà il suo successore, Eugenio Corini. CI METTO LA FACCIA. Non riuscire a vincere neppure contro un’avversaria di categoria inferiore acuisce la sfiducia dell’ambiente. De Zerbi anche ieri dalla panchina dimostrava tutta la sua rabbia e impotenza. «Ero agitato? No, come nelle altre gare. A me il sangue ribolle dentro però la faccia la metto sempre io e vi assicuro che non è una cosa bella venire qua a spiegare ogni volta una sconfitta. Dicendo sempre la verità perché non prendo in giro nessuno e non sono manovrato. Dimettermi? Ho accettato tre mesi fa questo incarico sapendo quali erano i problemi: l’obiettivo era la salvezza, io ci credo ancora. Se mi chiedete se sono legato al contratto (e alla clausola anti esonero, ndc) rispondo no, non è questo il motivo per cui rimango. Mi sono assunto la responsabilità 3 mesi fa, do il massimo, credo di potermi rimproverare poco. Mi sto bruciando come allenatore? Il rischio c’è, ma se devo bruciarmi voglio che sia a modo mio. Potrei citare un sacco di fattori importanti che incidono su queste sconfitte, ma quando arriva una serie così negativa, le colpe sono un po’ di tutti e non è solo l’allenatore che deve accollarsi le colpe. Se poi si vuole fare un gioco al massacro ok, non lo condivido, accetto le critiche perché so che nel calcio funziona così». Eppure ha sperato che almeno la Coppa gli riservasse una piccola soddisfazione. «Non posso certo dire che il Palermo abbia giocato bene ma abbiamo prodotto almeno 4-5 palle gol chiare. Sprecate per nulla. Se Balogh avesse trasformato il rigore, passavamo il turno. Perché ha calciato lui? In questi casi il più delicato psicologicamente è il primo e l’ho affidato a Diamanti. Gli altri venivano di conseguenza, Balogh ha tirato l’ultimo e ha sbagliato. Succede. Purtroppo molti dei nostri giocatori sono giovani di prospettiva, e deve passare del tempo perché dimostrino il loro reale valore. Solo che noi avremmo bisogno di risultati subito. Alcune scelte oggi erano obbligate, molti elementi, Nestorovski per esempio, ho dovuto risparmiarli per la gara di campionato a Firenze che per noi conta molto di più. Per domenica sera speriamo di recuperare Bruno Henrique e Embalo, saremo già contati per le squalifiche. È importante almeno che oggi (ieri per chi legge, ndc) nessuno si sia fatto male». Nel rammarico di De Zerbi c’è anche l’impossibilità di conquistare il pubblico: «Anche con lo Spezia alla gente sono bastate duetre conclusioni in porta perché ci incitasse. Ecco perché non capisco l’atteggiamento della squadra: non ci sono motivi per avere paura». E invece questo Palermo è sempre più prigioniero di se stesso”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.