“Rotazione De Zerbi. Il Palermo non ha una formazione tipo e probabilmente non l’avrà per l’intero corso della stagione. Ha dei punti fermi ovviamente ma non uno schieramento immutabile di gara in gara. Lo indicano innanzitutto i numeri che dicono che nelle 7 partite fin qui disputate (8 considerando anche la Coppa Italia), i rosa non hanno mai messo in campo la stessa squadra; sono già stati utilizzati 22 giocatori diversi, 25 contando anche la Coppa dove però c’era ancora Lazaar poi ceduto al Newcastle. E anche spostando l’attenzione sui moduli, si può parlare di un Palermo trasformista. Finora ne sono stati utilizzati almeno 4 differenti, pur se spesso mutano solo piccoli dettagli. Ma dal 3-4-3 con cui Ballardini iniziò la stagione contro il Sassuolo, si è passati al 3-5-1-1, poi con l’avvento di De Zerbi al 4-3-3 e successivi aggiustamenti fino ad arrivare a quello che al momento può classificarsi come un 3-4-2-1, piuttosto atipico peraltro dato che uno dei due trequartisti è in realtà un centrocampista prestato al ruolo (Hiljemark o Chochev) che si abbassa molto in fase di non possesso. gruppo. Nel calcio 2.0 del resto c’è poco da stupirsi. Da tempo le mega-rose che sfiorano o addirittura superano i 30 giocatori (anche se adesso norme precise le limitano, inducendo a puntare su under 21 o giovani fatti in casa) non sono soltanto un obbligo derivante da contratti in essere, ma un’esigenza per affrontare stagioni sempre più pesanti sul piano tattico ed agonistico. De Zerbi non parla a vanvera del valore che intende dare al gruppo ma anche ai singoli che lo compongono. Eventuali esuberi, per esempio nel settore degli esterni offensivi, saranno semmai valutati a gennaio, ma per adesso l’intenzione è quella di coinvolgere tutti nel progetto rosanero. Perché nel Palermo, dove scarseggiano i leader tradizionali, la salvezza passa dal contributo che ciascuno, anche per pochi minuti, può dare alla causa comune. O persino dall’appoggio silenzioso ma importante di chi, in alcuni momenti della stagione, può restare fuori per qualche partita (lampante il caso di Vitiello). De Zerbi ha messo in pratica tali concetti anche per rivitalizzare soprattutto coloro che con Ballardini, che pure aveva dato un’identità tattica sul campo, sembravano non credere abbastanza in se stessi. Ha ritrovato e rimotivato Gonzalez, recuperato come alternativa credibile Jajalo, sta cercando di far crescere Balogh che pareva del tutto spaesato prima del suo arrivo. E non dimentica nessuno: alla vigilia della gara di Genova aveva detto di contare su Bouy, uno dei pochi che con lui non aveva ancora visto il campo, e l’ha buttato dentro nei minuti finali dandogli comunque una prova di fiducia. A parte forse Diamanti e in questo momento i due esterni, nel Palermo non ci sono maglie assegnate con certezza. Tutti sanno di potersi giocare il posto e di poter venire utili in frangenti specifici delle gare. I sempre presenti. Sono solo 3 i rosanero rimasti in campo per tutti i 630′ (più recuperi) del campionato fin qui giocato: il portiere Posavec, che spera che l’infortunio riportato in nazionale non sia tale da doverne interrompere la striscia, Rispoli e Aleesami. Vere rivelazioni per corsa e anche continuità di rendimento, tanto da costringere De Zerbi a modificare il suo sistema di gioco sulla base delle loro caratteristiche. Seguono Gazzi, Hiljemark e Nestorovski che le hanno ugualmente giocate tutte ma non sempre da titolari: Gazzi è partito in panchina a Bergamo, Hiljemark con la Juventus e il bomber Nestorovski ha lo strano destino di non avere mai cominciato dall’inizio una gara al Barbera. È sempre subentrato ma ancora non ha fatto gol davanti ai propri tifosi! Vitiello, più Morganella e Lo Faso in Coppa, sono stati impiegati solo con Ballardini mentre Pezzella, Trajkovski (causa infortunio) e i due portieri Fulignati e Marson sono gli unici a non avere ancora mai giocato in questa stagione. Ma l’impressione è che un’occasione sarà prima o poi data a tutti”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.