Corriere dello Sport: “De Paola: «Vinci, Roby amico mio. De Zerbi ha bisogno di tempo, ma per restare con Zamparini deve fare punti»”
“Due bresciani. Uno doc, l’altro d’adozione. Roby (Roberto De Zerbi) balzato dalla curva del Rigamonti a una prestigiosa panchina; Luciano De Paola («Partito dalla mia città, Crotone, dal profondo sud, dalla Terza Categoria, sono arrivato in A»), il vero scopritore del talento di De Zerbi. Il destino li riunisce. «Quando giocavo a Brescia, Roby andava allo stadio, tra gli ultras, insomma un “curvaiolo”, giovane ed entusiasta della squadra di Lucescu. Veniva a trovarci dopo le partite o gli allenamenti, era innamorato di quel centrocampo e stravedeva per due guerrieri, il sottoscritto e Domini, il braccio e la mente, il pirata e il passionale dai piedi buoni, sempre gli ultimi ad arrendersi. Io, il suo idolo, perché in campo lottavo e trascinavo… le cose buone di una volta. D’altronde senza carattere non si va da nessuna parte e questo ragazzo di curva lo conoscevo bene perché il capo degli ultras era suo padre, la prima persona incontrata appena in sede. Nacque così la mia amicizia con la famiglia De Zerbi. A Brescia, arrivavo da Cagliari. Ranieri aveva chiesto un mediano a Di Marzio e Gianni disse che con me si vinceva sicuro. In due anni salimmo dalla C alla A. Per Roby ero un modello, così quando mi chiedeva la maglia gliela davo, sicuro che l’avrebbe amata. Con il papà prendevamo spesso un caffè, fatale che seguissi l’evoluzione di quel ragazzino delle giovanili del Milan, anche perché abitavamo vicini a Mompiano e avevo informazioni continue dalla famiglia. Di sicuro considerati la sua testardaggine, la meticolosità, le doti, la fantasia poteva fare una carriera migliore». LA STORIA DI LUCIANO. S’inizia a Crotone con i primi calci su campi spelacchiati. Il pallone? Un sogno. La raccolta dei pomodori un lavoro indispensabile per aiutare la famiglia e procurarsi qualche lira. «Il calcio mi ha cambiato la vita. Ho capito di essere arrivato, quando a San Siro, io con la maglia del Cagliari, mi sono trovato davanti a 80mila persone, a Van Basten, Gullit e Rijkaard». Ieri come oggi, testa dura. «Appese le scarpe al chiodo, Corioni mi domandò cosa volessi fare. Gli chiesi una panchina. Mi offrì quella della Primavera. Al di là dei risultati, una finale scudetto e due partecipazioni ai play off, le faccio dei nomi: Rispoli, Guana, Agliardi, Caracciolo, Hamsik, Santacroce, Viviano, Dallamano… Bastano? L’emozione che più mi appartiene è quella di Guana ex del Palermo. Era stato in ritiro con Mazzone che non lo aveva riconfermato. Mi confidò che sarebbe tornato a lavorare nel distributore di benzina del padre. Lo convinsi a non mollare». LA SPINTA. A Trento si materializza l’avventura di De Zerbi, come allenatore. «Presi lui e Aimo Diana. Ed ebbi modo di conoscerlo come persona. A fine stagione passai all’AlzanoCene. Roby mi cercò: “Lucio, ho finito per il problema al ginocchio, voglio fare l’allenatore”. Sono stato il suo trampolino di lancio. Da idolo a pigmalione. Dato che ero stato due anni a Darfo, chiamai il presidente proponendogli Roberto: “Fai un affare, è un debuttante, ha voglia di sfondare, studia sempre, non te ne pentirai”. Il presidente me l’ha ricordato di recente: “Ora De Zerbi è in A, se non me l’avessi consigliato non l’avrei mai preso. Da calciatore, Roby era un talento, uno che col pallone faceva quello che c… voleva, un tipo alla Vazquez, meno forte fisicamente ma più artista». LE DUE FACCE DI DE ZERBI. «Solo che caratterialmente era un istintivo, non si faceva mettere i piedi sopra da nessuno. L’ho incrociato in campionato e mi ha messo in difficoltà, fa giocare veramente bene. E insegna calcio. Allo stadio di Foggia aveva un pensatoio, per visionare le partite non una ma cinque volte, conosce tutto e tutti. Un allenatore coraggioso, che interpreta il 4-3-3 in maniera spregiudicata, con esterni in grado di saltare l’uomo e tirare, rapidi, veloci, che puntano la porta non la bandierina. Come Insigne». CONTRO IL NAPOLI, ASSENTE… «Se gli danno tempo di lavorare, a Palermo può fare molto. Certo, il presidente è un po’ strano e Roby non è il cogl… della situazione. Però si sa, perdi tre partite e sei a rischio. De Zerbi con Zamparini? L’unica cosa che deve fare è vincere, altrimenti fa fatica anche lui. Con Zamparini è più difficile che altrove. Ho visto il Napoli ma di De Zerbi non c’era ombra. Le squadre di Roby si incollano nel centrocampo avversario. Era arrivato da poco, il Napoli gli ha rubato l’idea. Non si può giudicare un allenatore in tre giorni. Però, ho visto una buona fase difensiva, buoni centrali ed esterni: Goldaniga, Rajkovic, Rispoli, Aleesami. E in lista d’attesa c’è Gonzalez. In mezzo al campo, Gazzi e Hiljemark possono fare la differenza, bisogna trovare il terzo che potrebbe essere Bruno Henrique. Il vero problema i tre davanti: Embalo e Sallai sono acerbi, ho visto solo il compitino. De Zerbi chiede di pressare alto. Ha impiegato Diamanti perché non aveva Iemmello che con lui si è scatenato. Nel suo modulo, la punta è essenziale, altro che falso nove! Diamanti può giocare dietro al goleador, da centrocampista e da esterno. Chi ha qualità va dove lo metti, ma una punta è indispensabile. De Zerbi vuole una mentalità tipo il Barcellona che non indietreggia mai e continua ad attaccare anche se perde palla. E’ rischioso, ma se trovi attaccanti ed esterni che la mettono dentro come a Foggia, vinci. Assomiglia a Zeman? No, Roby cura molto di più la fase difensiva e rispetto a Zeman è più scientifico. Un astro nascente, ne parlano così a Coverciano». CROTONE. «Sono nato a Crotone e non dimentico le mie origini, anzi ne vado fiero e d’estate sfrutto la mia casa al mare per un tuffo nel passato. Ora c’è Crotone-Palermo, si gioca per la salvezza, partita verità. Il Crotone ha un grande problema la mancanza dello stadio. In casa potrebbe dare di più. Dunque, contro il Palermo rischia. Ha però una sua logica, programma, sempre con i giovani e con pochi soldi. Giù il cappello. Quello che ha fatto Ursino è da prendere a esempio. L’unico errore, permettere a Juric di andarsene, sarebbe stato un valore aggiunto, al di là della bravura di Nicola. Se poi cambi tanti giocatori». A fine mese, nonno Luciano (ha una nipotina di cinque mesi) ritroverà Roby per alcuni giorni: «Sono in partenza per Boston, vado a trovare mia figlia Azzurra. Poi, verrò a Palermo per studiare De Zerbi che mi ha invitato. E il giorno della partita sarò al Barbera a fare tifo per lui. Per una favola al contrario: lui professore, io allievo; lui protagonista in campo, io ultrà sugli spalti»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.