“Dunque, 4-1 e palla al centro; pure certi discorsi, adesso, stanno a zero. Ci fanno una bella festa di marzo, qui a Monaco, i tedeschi a tutta birra. Prima la Juve, ora l’Italia. Stavolta la tradizione non gioca per noi, non basta e non serve. Anzi, arriva per la Nazionale una delle peggiori batoste della storia di questo epico confronto, insieme al tonfo più sonoro della gestione Conte. Vince insomma, finalmente, Löw, contro l’Italia e con lui, dopo ventuno anni e sette confronti diretti, la Germania, implacabile con Kroos e Götze in 45′ e con Hector e Özil su rigore nella ripresa, con l’arbitro Drachta che non ha infierito, evitando a Buffon il rosso per il fallo su Rudy quando ormai la porta era spalancata. Di El Shaarawy, aiutato dal compagno Rüdiger, il gol della bandierina italiana, piuttosto stropicciata. Serata buissima, aggravata dall’infortunio all’inguine di Bonucci, uscito in barella, provocato da una percussione dello strepitoso Draxler, nell’azione del 3-0. E LA SQUADRA? Antonio Conte voleva un test verità e lo ha avuto, non c’è che dire. Evidentemente una cosa è giocare, in casa, contro i campioni d’Europa uscenti, contro una Spagna sbiadita; un’altra è affrontare i campioni del mondo in carica, pur privi di alcuni totem, nella monumentale Allianz Arena, affidandosi a una coppia centrale come Thiago Motta e Montolivo, incappati in una serata da buttare (con Giaccherini e Florenzi timidissimi sugli esterni), prima che per merito degli avversari (bello avere dalla propria Özil, Kroos e il pendolo Rudy), per poca corrispondenza reciproca (meglio comunque il milanista, che alla lunga ha corso anche per il parigino, ancora una volta in difficoltà quando il ritmo di un match si alza). La risposta a questa gigantesca lacuna si chiama, ci auguriamo, MarchisioVerratti. Ma Conte ci ha insegnato che certi alibi non servono. QUATTRO PASSI INDIETRO. Diciamo che non c’è stata partita, nel senso che la Germania ha fatto le cose che aveva pensato e dunque voluto nel suo stile attuale, con quella sua densità irresistibile, pur senza fuoriclasse assoluti, mentre la Nazionale in questa occasione si è scoperta disequilibrata, poco reattiva, e pian pian disposta al sacrificio… estremo. Niente Squadra, qui a Monaco, solo tanta fatica, zero tiri nello specchio: quattro passi indietro nell’autostima, quarta partita senza vittorie (2 ko e 2 pari). RISPOSTE. Non è andato bene, in questo caso, la prova del 9, in generale e quella di Zaza in particolare, titolare al posto di Pellè, perché l’attaccante della Juve non è stato capace, a differenza del compagno, di fare i movimenti necessari, senza palla, per aiutare le manovre offensive azzurre, finendo presto per restare isolato; e quando ha avuto la possibilità ha tirato alto; né positivo, complessivamente, può essere considerato il debutto da titolare di Bernardeschi, messo in difficoltà dalla guardia implacabile di Hummels, tanto che il giovanottone viola ha in fretta dimenticato le idee buone con cui aveva preparato questo match importante, cercando colpi estemporanei e improduttivi, finendo per restare coinvolto nell’azione del rigore finale. INSIGNE C’E’. Unica nota positiva, la prestazione di Insigne, almeno lui all’altezza di se stesso per almeno un tempo, e dell’impegno richiesto. Partendo da sinistra, Lorenzo si è accentrato fin che c’è stata partita senza timori reverenziali nei confrionti degli occhiuti Rüdiger e Mustafi. Però certe sue iniziative si sono spente nel niente, anche perché il 3-4-3 a specchio dell’Italia si è ben presto trasformato stabilmente in un 4-5-1 molto basso sulla trequarti azzurra, in attesa dell’epilogo, al quale la girandola di cambi contiana non ha cambiato verso. E da Monaco Parigi è tornata ad essere assai lontana”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.