“Il Napoli è un club infante. Lo vedono così, a Madrid. Infante, rispetto all’adulto Real. Lo vedono in questo modo e ne chiedono le conseguenze a Callejon, che conosce i due club. Forse è da qui che può nascere l’impresa, se impresa sarà. Oggi Maradona parlerà alla sua squadra, racconterà quando in questo stadio perse col Napoli quasi trent’anni fa, chiederà ai suoi eredi una vendetta e spera tanto di averla. Basteranno poche parole, quelle di Diego lasciano un segno perché le dice con il cuore ai giocatori che indossano la maglia che più ama. Ha conosciuto sulla sua pelle il potere del madridismo, lui che era del Barcellona. Si sente la spinta, si vede, quasi si può toccare. Le strade di Madrid già ieri erano di un colore azzurro e non per il cielo, che per la verità tendeva al grigio chiaro. Diecimila napoletani in uno stadio da 80.000 significa che il 15 per cento del tifo sarà per Hamsik e Mertens. E’ l’evento, è l’occasione che non si può perdere. Tutto serve per caricare l’ambiente, per dare forza alla squadra.
LA SPINTA E IL BERNABEU. La sala delle conferenze del Bernabeu aveva presenze nobili, Paolo Sorrentino, De Laurentiis, Silvio Orlando, il tifosissimo cardinale Voiello. Erano lì per dettare l’unione, per soffiare ciascuno il proprio spirito sulla grande missione. Il Napoli non è mai arrivato ai quarti di finale della Champions League e stavolta, per riuscirci, deve eliminare il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Parlano tutti della soggezione in cui ti mette il Bernabeu. A guardarlo da fuori, in effetti, sembra caderti addosso. E’ mastodontico. A guardarlo da dentro, lo stesso.
ALLEGRI E MOU. Ma frugando nei ricordi, nemmeno tanto lontani, ci tornano in mente le facce di Allegri e Mourinho seduti proprio lì, dove adesso sta parlando Sarri. Avevano la stessa espressione di questo pungente e acuto allenatore toscano, sereni, distesi, ironici. Ma completamente concentrati. Succede quando la tensione volge al positivo. Max c’era già stato col Milan, Mou ci aveva vissuto col Real, per Sarri invece è la prima volta ma anche lui si sarà ricordato che Allegri, proprio in questo stadio, ha portato la Juventus a una delle sue epiche qualificazioni contro il Real, e che Mourinho vi ha celebrato il trionfo nella Champions contro il Bayern Monaco.
IL CASTELLO. I colleghi di “Marca”, il primo quotidiano sportivo di Madrid, ieri hanno pubblicato un fotomontaggio che riproduce Cristiano Ronaldo di spalle, col pallone fra i piedi e in cima a una collinetta, di fronte a un esercito di napoletani a protezione del loro castello. Anche questo è un buon punto di partenza, se davvero i madridisti pensano che il Napoli si metta a difendere il castello di Reina ci sarà da divertirsi. Si aspettano una squadra italiana che giochi all’italiana, come se sul Real Madrid, magari un po’ di tempo fa, non fosse passato un tornado di nome Sacchi (di Fusignano, Romagna, Italia) con il suo esercito di attaccanti. Il Napoli è al Bernabeu per qualificarsi ma, anche se non è l’obiettivo principale di Sarri, è qui pure per mostrare un’idea di calcio che affascina e conquista.
IL NUOVO E LA STORIA. E’ un calcio ricco di gioco, fatto con giocatori ricchi di qualità, senza però il campione celebrato, senza Cristiano. E quando lo chiamano calcio europeo a noi viene da ridere, visto che l’artefice è un italiano vero, come canterebbe Cotugno, nato e cresciuto sui campi sterrati della Toscana. Sarri è qui per far vedere il talento del collettivo, prima del talento del singolo. L’esatto contrario del Real Madrid, proprio come lui è l’esatto contrario di Zidane. Il Napoli ha un marchio chiaro, netto, inconfondibile che ha bisogno di confrontarsi con la storia. Il Napoli è la squadra nuova, il Real è la storia. Vediamo stasera da che parte gira il calcio, verso il nuovo o ancora verso la storia“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.