“La storia siamo noi, comunque. E loro, comunque, andranno avanti, perché sono la grande Germania, campione del mondo che stavolta non poteva mancare l’appuntamento con la sua prima vittoria che conta contro l’Italia. Ma i tedeschi devono giocare 120′, dopo aver segnato nella ripresa (Özil) ed essersi fatti riprendere (Bonucci dal dischetto) da una Nazionale con un cuore enorme e idee lucide, battere 9 rigori, tra errori, scese all’inferno e risalite, fino al sigillo di Hector, contro un Buffon monumentale. Finisce qui l’Europeo azzurro, con un’altra prestazione eccellente sul piano dell’applicazione e della dedizione (nonostante l’ennesimo arbitraggio killer), finisce a Bordeaux la storia di Conte ct, che per il tecnico salentino ha rappresentato la consacrazione internazionale prima dell’avventura al Chelsea. Un’uscita a testa alta in una notte che avrebbe potuto essere diversa, se solo avessimo potuto giocarcela con tutte le nostre potenzialità (De Rossi e Candreva). Ma sarebbe ingeneroso non tener conto di chi ha giocato alla pari della Germania ieri sera. E che rappresenta comunque un patrimonio che adesso dovrà gestire Ventura. STRATEGIE. Prima delle emozioni finali, è una straordinaria partita a scacchi fin da subito, questo Germania-Italia. E quello che muove per primo è Löw, già lasciando fuori a sorpresa Draxler. Niente 4-2-3-1: i tedeschi cambiano pelle, segno che poi tanto sicuri di batterci non sono. Articolato fotografarli tatticamente: con la palla difendono a 3, alzando molto Kimmich a destra e Hector a sinistra, con Özil che entra dentro il campo alle spalle di Müller-Gomez, per un 3-4-1-2 che vorrebbe occupare tutte le parti nevralgiche del campo. Conte però non trema: tutti a capanno in fase di non possesso come contro la Spagna, con linea a 5 davanti a Buffon ma pronto a trasformarsi in 3-3-4, alzando Florenzi e soprattutto De Sciglio, un movimento che costringe la Germania a difendere a 5. Per chi è appassionato di queste fisarmoniche davvero un grande scontro di cervelli. Se i campioni del mondo partono che sembrano voler mangiarci in un boccone, l’Italia serra tutte le “giunture” e non trema praticamente mai, con Barzagli-Bonucci-Chiellini senza una sbavatura. Il match perde prestissimo Khedira (15′) che frantumato dalle fatiche europee lascia il posto a Schweinsteiger: per lui nel primo tempo solo un gol annullato per chiaro fallo su De Sciglio (27′). E dopo una mezz’ora la gioiosa macchina da guerra tedesca è costretta a cercare la profondità con lanci lunghi, trovando un paio di spunti area solo con Müller e Gomez. Dove invece i nostri lottano come da copione. Straordinario Parolo, anche da vice De Rossi, del quale eredita anche la personalità nelle chiusure. Fantastico Giaccherini, nonostante il gap fisico nei confronti degli avversari. E in chiusura di tempo è ancora una volta lui, in cooperazione con Bonucci, a costruire la più bella azione dal gol del primo tempo, fotocopia di Italia-Belgio, andando a raccogliere il lungo lancio del compagno a scavalcare, trovando stavolta il tempo per un cross che manda ai matti la difesa tedesca che si salva in angolo sulla botta di Sturaro, partito con qualche incertezza, per via di una botta sulla contusione rimediata con l’Irlanda, poi cresciuto. TENSIONE. Cresce in volume di gioco e in ampiezza la Germania nella ripresa, costringendo l’Italia ad arretrare di una ventina di metri il proprio baricentro, soprattutto dopo che Florenzi (9′) toglie di porta in acrobazia pazzesca un tiro a botta sicura di Müller. E’ proprio il romanista poi a restare coinvolto nell’azione dell’1-0 tedesco, che nasce da un rinvio di Neuer (con Gomez in fuorigioco): l’azione si snoda tutta sulla nostra sinistra, per il taglio vincente di Özil che brucia tutti. Potrebbe crollare l’Italia. Ma la mano di dio stavolta è quella di Buffon che evita non si sa come il 2-0 (24′) di Gomez. E’ come un segnale. L’Italia sfiora il pari con Pellè (29′) e al 32′ trova l’1- 1 su rigore per un goffo fallo di mano di Boateng, propiziato da Florenzi-Chiellini. Servono così i supplementari, come a Dortmund 10 anni fa. Di una tensione pazzesca. Conte gioca la carta Insigne nell’ultimo quarto d’ora (per un super Eder prosciugato). Proprio Lorenzo mette paura a Neuer un paio di volte in dribbling. Fino ai rigori finali da manicomio. Che ci fanno piangere come non mai“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.