L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha realizzato un’intervista a Igro Coronado tra calcio e famiglia. Ecco quanto si legge sul quotidiano:
“Little Devil come l’Abatino. Igor Caique Coronado come Gianni Rivera. Un diavoletto, carriere a parte, con stessa data di nascita, il 18 agosto, e stesso numero di maglia, ovviamente il dieci. Oggi Igor spegnerà con i compagni 25 candeline. «Rivera? Una leggenda. Mi hanno raccontato la storia dei sei minuti e della sconfi tta col Brasile di Pelé. Strano che si perda con O’ Rei… (ride, ndr). Da bambino però tifavo San Paolo. I miei idoli? Denilson e il portiere goleador Rogerio Ceni, da cui ho imparato come calciare le punizioni. Poi è arrivato Ronaldinho e mi ha preso». Un dieci, Coronado, che incanta, anche quando non gioca. Come a Torino contro il Cagliari, tanto che Zamparini, imitando il George Clooney della pubblicità, ha sentenziato: «No Coronado, no vittoria …». E che ha il compito, con i suoi 170 centimetri, di caricarsi la squadra sulle spalle fi no alla serie A. «Una scommessa e un sogno. Non posso più aspettare. Alla mia età è l’ultima chiamata. Sono andato avanti per provini, ma chi credeva in me? Nessuno. A Malta mi presero gratis e guadagnavo 1.500 euro, quando me li davano …». Coronado è stato il primo colpo di Lupo, guarda caso, “riveriano” da sempre, tanto da avere ancora oggi un suo poster in camera con la dedica dei tifosi: «Cuore e intelligenza al servizio della squadra». Come Coronado che all’esordio con lo Spezia comincerà a contare: uno, due… per arrivare fino a quarantadue. E in A. «Chiudere gli occhi e immaginarsi … Non mi piace dire cavolate. Tanto partiamo sempre per vincere. Da ragazzino, sognavo di divertirmi e di fare divertire i tifosi. Vorrei che a Palermo fosse così: dribbling, fantasia e gol. Il nostro obiettivo è scontato. Per me il traguardo della vita. Conosco poco Zamparini, è un grande appassionato di calcio, tocca a noi pedalare. Tedino è anche un padre di famiglia. Duro quando è il caso, sa gestire bene i giocatori, capisce i loro momenti di diffi coltà, spinge e riprende, tutte cose fondamentali. Non vedo l’ora di cominciare». SPOSI BAMBINI. «Dalla musica del Brasile, alla professionalità dell’Inghilterra, al cioccolato svizzero, al mare di Malta, alla magia di Palermo. A dodici anni, da Londrina, mi sono trasferito con i miei a Milton Keynes. Mio padre Claudemir Carlos, fa il cameriere, e anche mia madre Marcia e mia sorella Suelen lavorano nella ristorazione. Ho sangue italiano, il bisnonno di nonna Terezinha era di Marmirolo in provincia di Mantova. E Terezinha è la mia più grande tifosa, l’anno prossimo compirà novant’anni. Che festa! Anche nonno Salvatore era pazzo di me. Ma quando sono andato a trovarlo in Brasile mi ha sussurrato: “E’ ultima volta che ci vediamo” e mi ha baciato. Sei mesi dopo, mentre ero a Trapani, è morto. Ho sposato Karyn, nel gennaio del 2011, avevo diciannove anni, lei diciassette. Per questo non abbiamo fi gli. Siamo giovani e poi ho solo il calcio, se non sfondo, mi resta solo polvere. Con Karyn ci conoscevamo dalle elementari, avevo 10 anni, lei sedeva al primo banco, io all’ultimo e mi passava i compiti, tra sorrisi teneri e ammiccanti. Una volta a Milton Keynes, il nostro amore è sbocciato tramite computer. Una volta, per le vacanze, ci siamo dati appuntamento a Londrina in un caff è del centro e abbiamo deciso di rivederci ogni giorno, sempre al solito posto. Poi le ho chiesto di venire in Inghilterra e lei ha accettato. Un fi lm». LA GRANDE PASSIONE. «Ereditata da papà. Anche lui voleva fare il professionista, giocava sulla corsia di destra, era bravo. Il giorno della fi rma con l’Atletico Paranaense, ebbe una bella notizia: mia madre era incinta di Suelen e decise di appendere le scarpe. Ha continuato per amore. Ci allenavamo insieme. Dove c’era un pallone c’ero io, palleggiavo nel cortile di casa contro un muro. E mi chiedo ancora come non sia crollato. Le persone a cui debbo dire grazie? Mio padre e Karyn. Papà a Malta pagava perfi no l’affi tto. Senza di lui non ce l’avrei fatta. Io e Karyn siamo cresciuti insieme. Due bambini che non avevano niente, che giravano il mondo. E lei sempre positiva, mai un cedimento. La religione ci ha aiutato. Sul braccio sinistro, ho un tatuaggio con il volto della Madonna, il cuore di Gesù e una rosa con scritto: fede in Dio. Grazie a Lui, siamo ancora qui. Ad emozionarci e ad accarezzare la A. Nel calcio e nella vita»”.