“L’aveva detto e l’ha fatto: contro lo Spezia, slalom irresistibile e assist al bacio a Nestorovski. Spettacolo puro, omaggio al suo modo divertente di intendere il calcio fatto di eleganza raffinata («Chi viene allo stadio deve divertirsi!). E per salire sul tram che si chiama desiderio: di A, di popolarità, di contratti. Tedino sostiene che Igor Coronado «non sa neppure quali siano le sue reali possibilità». Enormi, secondo lui. E Coronado risponde: «E’ il momento più atteso, quello di essere protagonista. Io “re” del Barbera, erede di Dybala o Miccoli? Lo dicono i tifosi e il solo in pensiero mi fa felice. Sono contento delle parole di Tedino, anch’io voglio scoprire dove posso arrivare. Conosco le mie qualità e i difetti, amo portare palla, dribblare, devo migliorare col sinistro, esprimere più forza. Con Tedino farò passi avanti. Il mio, il nostro, sogno è di portare la squadra in A».
L’OCCASIONE SUBITO. Senza i nazionali tocca a lui trascinare la squadra, leader, capitano senza fascia, cuore e intelligenza al servizio dei compagni. E’ l’anno decisivo per il dieci rosanero. Ma anche la partita che vale una stagione. Se la prima era stata etichettata da Tedino “una finale”, quella dell’emergenza, senza otto nazionali, è ancora più importante perché serve a definire le potenzialità di gruppo. E per Igor, che deve inventare la chiave del gol, si tratta di un vero e proprio esame di laurea. «Non è solo Brescia, ce ne saranno altre quattro senza i nazionali. Ma non sarà una formazione di seconde linee, abbiamo organico completo e altrettanti giocatori che vogliono fare bene. Un nuovo attaccante? Chi arriva, e non solo in attacco, sarà il benvenuto. Davanti siamo già a posto: La Gumina, Nestorovski e Trajkovski ognuno con caratteristiche diverse. Tocca a noi metterli nelle condizioni di segnare. C’è la consapevolezza di essere squadra. Andremo a Brescia per vincere, ce lo hanno chiesto i nazionali, lotteremo anche per loro».
IL FUTURO LO ATTENDE. Come Dybala l’anno della B. Come Dele Alli, il fenomeno del Tottenham, diciotto centimetri e muscoli in più, quattro anni in meno, nato nella città in cui Igor vive, ai tempi delle giovanili nel MK Dons: tanti allenamenti insieme, non proprio un’amicizia, da abbraccio il giorno in cui dovessero rivedersi. Due che ce l’hanno fatta. Ora tocca a lui: «La prima scuola calcio professionale l’ho frequentata proprio a Milton Keynes dove ho conosciuto Dele Alli. Poi in Svizzera, ma non avevano quattrini. Mi prese il Grassoppher, abitavo in montagna e non guidavo, facevo casa e campo, a fine stagione mandarono via i giovani. E finalmente il provino a Malta, Giovanni Tedesco… Il resto si racconta da sé. E Igor ci mette la lingua. «Sono rimasto in contatto con Cosmi e Tedesco. Tedesco meriterebbe di più e non dimentichiamo Calori. Da tutti ho appreso qualcosa. Brescia mi ricorda la retrocessione col Trapani, un giorno amaro, ma è il passato. Oggi c’è il Palermo e un’altra ambizione. Poco importa che al Brescia non abbia mai segnato. C’è sempre una prima volta”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.