“Ora anche Corini riflette. Non usa il termine dimissioni ma il senso del suo discorso è chiaro. Basta altalene, vertici col presidente, conferme a scadenza. Vuole certezze sul modo di finire questa stagione e per questo dopo la partita si è chiuso in un confronto con Salerno. Che l’ha rassicurato anche se l’ago della bilancia resta Zamparini. L’intenzione del Ds è di non cambiare nulla, troppi scossoni hanno già destabilizzato la squadra. Ma oggi sarà una giornata decisiva come fanno capire le parole di Corini. «La società dica su chi vuole puntare e come vuole sviluppare queste 17 partite con grande dignità professionale, senso di appartenenza e spirito – ha affermato Eugenio dopo la gara – quello che la squadra ha mostrato con l’Inter. Io dico che se abbiamo anche solo l’1% di possibilità ce le dobbiamo giocare non pensando però che ogni domenica chissà cosa succede. A questo gioco non ci sto perché non produce niente. Questo è il momento di capire come affrontare questo percorso, io sono pronto a farlo ma un allenatore deve essere al centro di qualcosa, se no è difficile dare una linea alla squadra. Non posso dire al presidente cosa fare, né ho la presunzione di cambiarne il carattere ma ho le mie responsabilità. Ed una dignità da salvaguardare. Chiariamo il da farsi, è ovvio che la situazione è oggettivamente sempre più complicata dato che siamo a 11 punti di ritardo dall’Empoli. Ma se c’è la volontà di aprire un progetto serio, possiamo tenere aperta una speranza».
Per valutare meglio la sconfitta con l’Inter, Corini parte da lontano: «Ci vuole una visione più ampia della situazione, quando sono arrivato il Palermo veniva da 7 sconfitte consecutive, dal punto di vista psicologico i ragazzi erano in grande difficoltà. Credo che alcuni segnali si siano visti, a cominciare dai 4 punti e dai 50.000 tifosi venuti sugli spalti per due partite interne (con Chievo e Pescara, ndr). Dovevamo sfruttare allora quella situazione anche sul mercato». Invece il Palermo è rimasto lo stesso, prigioniero dei suoi limiti: «Con l’Inter abbiamo combattuto, siamo rimasti in partita, non abbiamo calciato con pericolosità in porta ma creato situazioni insidiose. Forse c’era un rigore per noi (trattenuta di Gagliardini su Goldaniga, ndr), la punizione che ha portato al gol di Quaison era regolare, la squadra ha reagito in modo positivo. Solo che il risultato dell’Empoli rende la nostra un’impresa ancora più difficile». Prova ad entrare nelle scelte tattiche: «Mettere Diamanti prima? Il Palermo ha Nestorovski che tende a venire incontro, accanto ho bisogno di qualcuno che allunghi il campo in profondità; ecco perché i due esterni e Quaison che aggredisce lo spazio. Diamanti dà il meglio utilizzato sotto la punta, non lo schiero dall’inizio perché ho anche degli equilibri difensivi da salvaguardare. Ho provato a inserirlo a partita in corso e continuo a ritenerlo un giocatore importante». Lo stadio semi vuoto lo ferisce. Corini quasi si sfoga a voce alta: «Da Palermo ho ricevuto tanto e volevo trasmettere da allenatore una spinta emotiva, innescare un percorso che tornasse a far sentire città e squadra un corpo unico. Oggi questa è la mia sconfitta più grande. Ho scelto di rimanere dopo Empoli (e le critiche del presidente, ndc.) perché la squadra ha dimostrato grande attaccamento. Adesso vedremo, è sterile continuare a dire che mi gioco la panchina nelle prossime gare, la piazza e la città meritano spirito e senso di appartenenza, la A va affrontata con determinazione se no fai brutta figura». E se Salerno lo convincesse con qualche innesto in questi giorni? Il Genio risponde così: «Chi rimane qua e chi eventualmente arriverà deve saper cosa sta affrontando. Per questo parlo di un percorso logico e di un’idea, per affrontare con dignità questa parte della stagione»”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.