L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Coppa D’Africa.
L’ ultimo sforzo potrebbe non bastare, ma se non altro tra oggi e al massimo domani si dovrebbe avere finalmente un quadro più chiaro: si terrà o no la Coppa d’Africa (9 gennaio-6 febbraio)? La Fifa e il suo presidente, Gianni Infantino, vedrebbero di buon occhio un rinvio. La Caf, la federcalcio africana, fa il doppio gioco e il Camerun, Paese ospitante, vuole ovviamente organizzare l’evento dopo i due rinvii che ha dovuto sopportare negli anni: il primo per il ritardo nell’adeguamento delle strutture, il secondo causa Covid.
I club, soprattutto quelli inglesi, vorrebbero un rinvio o quantomeno che i loro giocatori non vengano convocati dalle rispettive nazionali. Si sono lamentati anche gli egiziani dell’Al Ahly, che rischiano di giocare il Mondiale per club (3-12 febbraio) senza una decina di uomini. L’Eca, l’associazione europea dei club, ha inviato una mail dai toni preoccupati soltanto dieci giorni fa chiedendo lumi sul protocollo anti-Covid della manifestazione. La Caf, il governo e il comitato organizzatore del Camerun, con un po’ di ritardo, l’hanno illustrato, specificando che negli stadi potranno entrare solo tifosi completamente vaccinati e con un tampone negativo effettuato nelle 72 ore precedenti le partite. Insomma, un protocollo ancor più rigido di quello attualmente in vigore in Italia, dove ad oggi basta il green pass.
Non abbastanza, però, per rassicurare i club europei, che rischiano di perdere i propri giocatori per un periodo più lungo del previsto. I calciatori di Serie A, per fare un esempio, dovrebbero osservare al loro rientro un periodo di quarantena di dieci giorni. Praticamente il doppio di quello consentito dalle disposizioni Fifa, che fissano a cinque il limite massimo per far sì che un club possa avere il diritto di negare i propri giocatori alle nazionali.