“Né garagista, né incudine, né gambero: di conseguenza ex ct. Le verità “possibili” di Antonio Conte sul suo addio prossimo alla Nazionale, potrebbero essere condensate in questa singolare rapsodia in levare, maturata in una affollatissima conferenza stampa internazionale (presenti inviati britannici, scandinavi, belgi, spagnoli, cinesi). L’allenatore salentino, a Coverciano, ha scelto di dire ciò che non era, ciò che non voleva, soprattutto ciò che non voleva essere più: «Mi era stata chiesta chiarezza e correttezza: appena sono stato certo al 100% della mia scelta ho parlato col presidente Tavecchio. Le polemiche sul mio conto? Qui non siamo abituati alla trasparenza. Eredità? Ho lavorato sul senso di appartenenza, su un gruppo di giocatori in crescita mentre a livello giovanile il lavoro di Sacchi è proseguito positivamente nel mio biennio, dando frutti». Andando al sodo, il ct, dopo aver esaltato doverosamente l’esperienza azzurra («fantastica, mi ha completato»), l’ha messa così: «Ci sono momenti e momenti: ti capita di essere incudine o martello; ecco, il ct è solo… incudine; è capitato a Prandelli e ad altri prima di lui, e capiterà a chi verrà dopo di me». Evidente il riferimento al rapporto Nazionale-Club mai decollato, anche nel suo biennio: «La verità è che eravamo partiti in un certo modo dopo il Brasile e poi siamo tornati indietro, come i gamberi… Quel che mi dispiace è il fatto che tutto sia stato ridotto a un fatto pro o contro Conte. Ma le mie richieste (gli stage, la finale di coppa Italia prima del 15 maggio, ndr) erano per il bene del movimento, a favore di tutto il calcio italia- Tavecchio e Conte lapresse no, e della salute dei calciatori; non li volevo allenare di più, li volevo più riposati…». Eppoi c’è Antonio Conte e la sua vocazione ad essere allenatore day by day: «Dopo laqualificazione, a ottobre, ero felice, del lavoro svolto, delle risposte ricevute dal gruppo, al punto di aver pensato anche di poter continuare. Ma i quattro mesi successivi, da novembre fin qui, sono stati duri; e pensare di vivere altri due anni così mi ha fatto decidere per l’addio. L’odore dell’erba? Io mi sentivo come in garage, e lì senti l’odore delle gomme e della macchina…». TRA CHELSEAETABU’. E sul suo destino londinese? Prima un abile calcio d’angolo («Chelsea non è una parola tabù, come non lo sono alcuni club italiani».), poi un rapido accenno («L’Inghilterra? E’ un campionato ineguito da tutti; io non sta dando addio al calcio italiano, che è il calcio dove sono cresciuto»), infine un discorso triangolato, ancorché significativo, legato al possibile trionfo di Ranieri con il Leicester: «Faccio il tifo per lui, una persona per bene, che merita più di quello che ha fin qui ottenuto in una carriera internazionale prestigiosa. Eppoi anche lui è un ex ct e anche lui mi pare abbia detto che preferiva allenare tutti i giorni…». Insomma, tradotto, potrebbe essere: «oggi la Premier a Claudio, domani a me…». Sia come sia, a completamento di questa vicenda, manca adesso l’ultimo passaggio. A breve, dopo le due amichevoli pasquali, è prevista la firma formale sul contratto triennale e l’annuncio ufficiale del Chelsea (anche se resterà aperta, almeno per un mese, la vicenda processuale di Cremona). Nazionale destabilizzata da tutto questo tourbillon? Il tecnico salentino dice di no: «Potrebbero scendere le motivazioni sapendo che sono in uscita? Il mio ruolo è certo motivare il gruppo, operazione che può valere il 20% sul rendimento finale, basato su una mia impronta tecnico-tattica. E comunque se uno è generale, lo è sempre o non lo è mai. Ho invidiato i colleghi impegnati in una grande manifestazione con la Nazionale: ora tocca a me. Sono eccitato da questo appuntamento». Detto tutto questo, vedremo cosa accadrà in Francia”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.