L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso plusvalenze ma non solo.
Rocco Commisso detta le sue regole. Nessun «ricatto» sulla vicenda Vlahovic, «perché la questione non è conclusa. Non so se la Juventus potrà permetterselo, se andrà all’Arsenal o chissà dove, ma voglio ripetere a tutto il mondo che siamo noi i padroni del suo cartellino e chi lo vuole deve parlare con noi». Non le manda a dire nemmeno in tema di procuratori e commissioni: «Bisognerebbe introdurre una norma, perché qui è come il Far West. Lo dico per il bene del calcio italiano, non a caso ho lavorato per la vendita dei diritti con Cbs e ci stiamo adoperando per avere una sede della Lega a New York. Abbiamo parlato con Fifa, Uefa, Coni, Figc e Lega. Qui c’è chi arriva a chiederti il 10% di commissioni, a volte addirittura il 20%. E’ stato lo stesso Gianni Infantino, numero uno del calcio del mondo, a specificare che in un anno ai procuratori sono andati almeno 700 milioni. Io, ad esempio, sono sotto scacco di gente che vuol mandare via Vlahovic e guardate cosa è successo con Donnarumma. I club danno l’opportunità a questi ragazzi di affermarsi, poi si vede cosa accade. E’ il momento di dire basta». In America, invece, è tutto diverso: «Ci sono cinque leghe e non esiste il “cash market”: gli agenti, al massimo, chiedono il 3% sul salario e non sul trasferimento. In ogni sport è così e poi controlla tutto un commissioner».
REGOLE. Il suo è un appello accorato. Servono regole uguali e ugualmente valide per tutti, continua, «perché il calcio si può falsare in campo e fuori e in questo caso accade economicamente». Il riferimento alle vicende di casa Juventus è effettivo, per niente velato: «Noi fino ad oggi abbiamo pagato puntualmente tasse e stipendi – ha spiegato il presidente viola dai microfoni di “Tutti Convocati” su Radio 24 -. Non è prassi comune, eppure nessuno, tra quelli che non lo fanno, è stato punito. La vicenda Juve, che mi chiedo come possa mettere insieme tanti milioni di plusvalenze e al tempo stesso accumulare debiti, può influenzare me o altri. Io sono un loro competitor ed è per questo che servono regole uguali per tutti. Da questo punto di vista concordo col presidente della Figc, Gravina: a bilancio, devono finire solo le plusvalenze che generano un effettivo passaggio di denaro. Se servono solo per essere a posto con il Financial Fair Play non è giusto. Sono stato sempre io a far riferimento all’indice di liquidità, ma nessun club inadempiente è stato mai richiamato». ROBIN HOOD. E poi c’è la questione del Robin Hood al contrario, ovvero la Superlega. «Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri, questo progetto farebbe il contrario. Pensiamo alla Juventus: potrebbe finire in Serie B, ma giocare sempre la Champions e mettere così a posto i conti. Dove sarebbe, in questo caso, la meritocrazia?». E’ qui che Commisso propone la sue ricetta: «Per migliorare il sistema calcio potremmo copiare qualcosa dall’America, anche se non ho mai approvato l’assenza di promozioni e retrocessioni».
UN RE. Su Dusan, è lo stesso patron a battere il ferro in tema di abnegazione del giocatore. «Se non fosse stato per me, non avrebbe mai avuto la possibilità di diventare un “re” a Firenze. Il merito è mio e della Fiorentina. Quando ho raccontato con trasparenza dello stop alla trattativa sono stato criticato, mi dicevano che saremmo stati rovinati anche se i numeri, compresi quelli dei gol realizzati, raccontano di un’altra storia. Io credo di averlo motivato, lui poi è un vero professionista: voglio ribadirlo. E dico che posso solo parlarne bene».
MIGLIOR INIZIO. L’attenzione, poi, si sposta sul calcio giocato: «Questo è uno dei migliori inizi degli ultimi 15 anni. Italiano ha portato entusiasmo, rendendo merito ai giocatori che già avevamo lo scorso anno. E’ un allenatore molto umile: faccio i complimenti a Pradè che lo ha scelto, come a Joe Barone. Non abbiamo rivoluzionato, ma col materiale che avevamo è stata allestita una grandissima squadra».