In un calciomercato sempre più globale c’è solo una voce che cresce più rapidamente delle spese per i cartellini ed è quella per le commissioni di agenti e intermediari coinvolti a vario titolo nelle operazioni.
Come riporta l’edizione odierna del “Corriere dello Sport”, prima del Covid, nel 2019 il giro d’affari dei trasferimenti internazionali era arrivato a 7,35 miliardi di dollari rispetto ai 2,85 del 2011 (+157%), mentre le commissioni sono passate da 131,1 a 640,5 milioni di dollari nello stesso periodo, con un incremento del 388%.
Una crescita per la quale la Fifa, nel suo report decennale (2011-20) pubblicato ieri, utilizza senza giri di parole l’espressione «allarme», puntando il dito sulle “terze parti” che sono proprietarie di fatto di alcuni cartellini (TP) o che orientano gli acquisti con investimenti e prestiti mirati (TPI). Complessivamente nell’ultimo decennio i club hanno speso 48,5 miliardi di dollari e 3,5 miliardi in commissioni. L’Inghilterra, prima per acquisti chiusi, è anche quella a versare più soldi agli agenti, 919,5 milioni di dollari nel decennio, seguita dall’Italia (761,9).