L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla possibilità di far slittare l’inizio del campionato di serie B.
Le certezze relative alla prossima Serie B si sono sgretolate nel “Mezzogiorno di fuoco” di via Allegri. Prepariamoci a un film già visto: l’ennesima estate fatta di polemiche e ricorsi. Ieri il consiglio federale, intorno alle ore 12, ha bocciato la Reggina e ha ammesso il Lecco, ribadendo l’autonomia dell’ordinamento sportivo nel caso degli amaranto (che per saldare i debiti non hanno rispettato i tempi imposti dalle Noif) e salvaguardando il merito per i blucelesti (che hanno conquistato la promozione dopo 50 anni consegnando però in ritardo l’autorizzazione della prefettura per giocarla a Padova). Ma non è finita qui: l’ultimo step giuridico è quello del 29 agosto al Consiglio di Stato, dopo i passaggi al Collegio di Garanzia e al Tar. Il campionato dovrebbe cominciare il 18 agosto. E dunque, che si fa? «Stiamo valutando – ha detto ieri il presidente della Figc, Gabriele Gravina – Grazie alla cosiddetta norma Gravina, entro 30 giorni verranno definiti tutti i contenziosi. Avere questa norma è un privilegio, l’abbiamo chiesta per avere certezze sul format e poi ce ne infischiamo dei tempi?». Il punto interrogativo resta, ed è enorme.
REGGINA FUORI. La doppia decisione del CF è arrivata assecondando (come da prassi) i pareri delle commissioni tecniche. Secondo la Covisoc i calabresi non hanno «adempiuto agli obblighi di versamento dei debiti tributari e previdenziali» perché i famosi 769.973 euro (debito ristrutturato con riduzione del 95%) sono stati saldati solo il 5 luglio, in tempo per il tribunale di Reggio Calabria (scadenza il 12) ma oltre la deadline federale del 20 giugno. Curiosamente la Reggina aveva già fatto fronte ai 6 milioni di stipendi rimasti in sospeso, ma ha tenuto il punto sul resto, arrivando al braccio di ferro con la Federcalcio. «Le norme sono molto chiare – ha spiegato ieri Gravina in conferenza stampa – C’è una specificità riconosciuta da legge 91 che pone in capo alla federazione una serie di oneri inderogabili. Di sicuro il rapporto tra il nostro ordinamento e quello dello Stato va armonizzato, ma dipende dal legislatore».
Sull’omologa del tribunale «sono in atto due opposizioni – ha aggiunto – quella dell’Inps e quella dell’Agenzia delle Entrate. È allarmante una situazione del genere, e non a caso già in precedenza la Reggina per questo conflitto aveva subito 5 punti di penalizzazione». In B tornerà il Brescia di Cellino. E il Perugia? Se la decisione del consiglio resistesse alla bufera giudiziaria, gli umbri giocherebbero nel campionato in cui sono retrocessi, cioè la Serie C, dal quale il Siena è stato sbattuto fuori spalancando l’ingresso dell’Atalanta U23. Reggina e Siena restano invece fuori dalle mappe del calcio professionistico.
LECCO. Per il Lecco, viceversa, il concetto di “termine perentorio” non è valso. I legali del club hanno convinto la commissione criteri infrastrutturali che il ritardo nella documentazione relativa all’ok per giocare la B all’Euganeo (cioè a 246 km da casa) si è generato da un “qui-pro-quo” col prefetto, aggravato dallo slittamento di una settimana dei playoff di Serie C; il Lecco ha conquistato la promozione a 40 ore dalla scadenza delle iscrizioni. «Se nell’ambito delle valutazioni economico-finanziarie c’è una scelta soggettiva dell’imprenditore che se non rispetta alcuni parametri va escluso sempre – ha spiegato Gravina, motivando la differenza di trattamento tra Reggina e Lecco – il problema delle infrastrutture a volte può dipendere da impedimenti oggettivi legati a problematiche di natura burocratica. Oggi, ad esempio, in B 8 società su 20 sono in deroga con lo stadio». Occhio ai numeri, perché le sentenze della giustizia sportiva potrebbero spalancare orizzonti fin qui allontanati con decisione dalle istituzioni come quello di una Serie B a 21 o a 22 squadre. «Il principio che alimenta la Serie B è quello dell’intangibilità del format. Vi saranno dei ricorsi, ma questo non deve incidere» ha spiegato Mauro Balata, presidente di lega, uscendo dalla riunione del consiglio. «La B a 21? Non è stato un tema di discussione» ha aggiunto Gravina.