“Quindici anni di colpi straordinari, plusvalenze e flop clamorosi, esoneri urlati e cambi continui. Maurizio Zamparini ha portato a Palermo la sua impossibilità di vivere il calcio in modo normale ma con questo sistema apparentemente senza logica ha regalato ai rosanero una dimensione impensabile fino a pochi anni prima: cinque partecipazioni alle coppe europee, due quinti posti, una finale di Coppa Italia, una squadra che nei momenti migliori ha giocato alla pari con tutte le grandi. Difficile fotografare la sua presidenza con una sola istantanea, le cifre sono comunque là a spiegare molto. Sono 30 gli allenatori avvicendatisi sulla panchina rosa dal 2002 ad oggi, comprese le meteore di pochi giorni; solo due, Guidolin e Iachini, quelli che hanno resistito per un’intera stagione. E nel conto mettete
ci la marea di direttori sportivi, collaboratori e amministratori delegati macinati. Il declino è spiegato bene dall’instabilità assoluta degli ultimi due anni: i famosi 9 cambi tecnici della scorsa stagione e le ben 8 figure già succedutesi quest’anno alle sue dipendenze, fra allenatori (4) e ds (altrettanti). LE STELLE. Ma Palermo è salita alla ribalta nazionale nell’era Zamparini per aver fatto da culla a campioni di primissimo livello. Che tali sono diventati crescendo al Barbera. Si pensi ai 4 campioni del Mondo del 2006 che giocavano in rosanero (Barzagli, Zaccardo, Grosso e Barone, più Toni che era stato appena ceduto alla Fiorentina) e ai talenti che lo scouting del presidente scovava nei più reconditi angoli del Mondo, anticipando le grandi. Cavani, Hernandez, Pastore, da baby sudamericani di belle speranze incantarono Palermo partecipando a campionati eccezionali, diventando stelle di prima grandezza e fruttando alle casse la linfa vitale per continuare a viaggiare su certi livelli. C’è stato poi il “periodo” slavo, di cui Ilicic prima e Nestorovski, oggi rappresentano la massima espressione, fino al ritorno degli assi argentini, con la coppia Dybala-Vazquez che dopo i tre anni a Palermo, oggi gioca in Champions League. Quando Zamparini non aveva problemi a spendere, ha scandagliato brillantemente anche il mercato italiano: dopo l’era di Toni, Corini e Zauli, è arrivata gente come Miccoli, Liverani, Amelia, Balzaretti, Nocerino. Per non parlare di Amauri, Bresciano e Simplicio, acquistati nel 2006 col dichiarato proposito di concorrere per lo scudetto nell’anno del dopo calciopoli. I FLOP. Nella lista è giusto però anche mettere i parecchi flop di Zamparini, quasi tutti stranieri, rivelatasi inadeguati per una squadra competitiva o con cessioni frettolose e sotto costo (brucia ancora quella di Belotti al Torino). I tifosi lamentano proprio l’incapacità di costruire qualcosa di solido nonostante i tanti soldi incassati dalle partenze eccellenti. I fasti degli anni belli e di interpreti da calcio champagne hanno finito per sbiadirsi di fronte alla confusione delle recenti stagioni. Il ciclo da ieri è chiuso, o quantomeno dovrebbe esserlo. I ricordi però restano e gli americani, chiunque essi siano, avranno un bel termine di paragone per costruire un altro Palermo da vertice.. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.