“Gianluca Paparesta vuole riprendersi il Bari. La sua creatura per tre anni. «Voglio che un giudice del Tribunale, una figura terza, mi dica se avevo diritto a conservare le mie quote di socio del Bari nella sua totalità oppure se è giusta l’operazione che è stata fatta. Non chiedo alcun rimborso, né di 800 mila euro o di 8 milioni». Paparesta annuncia di aver intrapreso fin dai primi di ottobre un’azione giudiziaria di carattere ordinario e non d’urgenza contro l’attuale presidente Mino Giancaspro per verificare se esista la possibilità di riprendersi l’intero pacchetto azionario del Bari attualmente vicino all’uno per cento. PRESTITO FRUTTIFERO. L’oggetto del contendere sarebbe incentrato sulla trasformazione del prestito fruttifero fatto da Giancaspro il 15 dicembre scorso in capitale di rischio nell’elevazione del capitale sociale a 7,5 milioni di euro. «C’era un gruppo di imprenditori pronti a investire nella società. Ma non se ne fece nulla per non correre il rischio di far saltare l’iscrizione al campionato. Sbaglia chi sostiene che il Bari sarebbe fallito senza l’intervento di Giancaspro». il percorso. L’ex presidente ha ripercorso il suo cammino con la squadra che ha visto l’interessamento di investitori russi e indiani fino all’acquisisione del Bari alla terza asta fallimentare, l’accensione di un mutuo da parte della Banca Popolare di Bari per 2,7 milioni con ipoteche personali arrivando al malese Ahmad Noordin che aveva sottoscritto nell’aprile scorso un preliminare d’acquisto senza tenere fede all’impegno. Ma si sta valutando l’opportunità di un’azione nei confronti del malese non avendo ottemperato al pagamento della caparra. «Sono stato un credulone a fidarmi, ma non sono scappato. Io vivo a Bari, qui vive la mia famiglia, mio padre, i miei figli. Voglio ristabilire la verità». Paparesta ha parlato a mezzogiorno in un’affollatissima sala dell’Hotel Palace accompagnato da uno staff di legali guidati dal prof. Vincenzo Donativi, brindisino con studio in Roma. «Voglio precisare – ha esordito il legale – che l’azione giudiziaria non è contro il Bari ma di una parte della compagine sociale minoritaria (Paparesta, ndr) contro quella maggioritaria (Giancaspro, ndr). Voglio ottenere giustizia, che noi riteniamo lesa, e il ripristino della situazione anteriore all’aumento di capitale. Paparesta vuole recuperare le sue quote, perse per effetto di un’operazione da noi ritenuta non in linea con le norme vigenti. E’ affiancato da un gruppo di imprenditori che lo assiste se l’azione dovesse avere esito positivo. Questa azione non vuole avere conseguenze sul Bari e sul progetto sportivo, nulla va a intaccare la continuità aziendale o del progetto sportivo. Non va turbata la serenità della squadra. Paparesta vuole il bene del Bari»”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.