Nei giovani tutti i desideri diventano avventure, nella maturità si trasformano in occasioni da sfruttare prima che… scadano. E’ il caso di Thiago Cionek. Il suo esordio in A è avvenuto il 3 aprile scorso. E ci voleva Novellino, che lo conosceva dai tempi di Modena, per sbloccare la situazione. Prima di un finale di stagione da titolare con Ballardini, quattro partite di fila, dopo un’attesa infinita. La A, la salvezza, la nazionale, la riconferma: cinque mesi di gloria per tornare al punto di partenza. Con altre prospettive. Sì, perché per lui la vita comincia ora. Un giovane vecchio o un vecchio giovane? «Anche… l’autunno ha le sue luci (sorride, ndr). Ho ancora tanta strada davanti. L’avvio è stato positivo». E’ un campionato molto equilibrato. «Lampante la sfida contro la Juve. Altro che battuti! Abbiamo giocato alla pari. Della serie: puoi prendere punti anche con le grandi. Bisognerà lottare fino all’ultima giornata. Come l’anno scorso». Dove colloca il Palermo? «Non posso prevedere il futuro, il nostro obiettivo è salvarci. Ci sentiamo all’altezza di tante altre squadre. Abbiamo un allenatore forte e una rosa di giocatori bravi e disponibili. Le ultime prestazioni hanno fatto cambiare idea nei nostri confronti. Abbiamo la fame giusta, possiamo stupire». L’età e un contratto che scade nel 2018 non le danno ampi margini di tempo. «Da giovane, tutto appare più facile, ma non mi sento arrivato. Ho solo trent’anni. Ci sono altre partite e altri traguardi da raggiungere. Il primo obiettivo è aiutare il Palermo, poi far parte del gruppo per il Mondiale 2018». De Zerbi predica un atteggiamento spregiudicato. «E’ arrivato da poco e ha trovato piena collaborazione per la costruzione di un nuovo modello. Questo permette di accorciare i tempi di crescita, abbiamo ancora tanto da imparare. Però siamo sulla strada giusta». Difesa a tre o a quattro? «Con l’Atalanta ho fatto il terzino e il centrale. Elasticità indispensabile. I moduli cambiano nella stessa partita, importante essere preparati». La concorrenza è forte. «Siamo in sei ad occupare il ruolo di difensore centrale e di valore. Qualcuno resterà fuori, a me non piace, ma rispetto le scelte del tecnico. Provo a convincerlo poi lui decide quel che è meglio per la squadra. Concorrenza, certo. Ne guadagna il Palermo». Serve incisività in avanti. «Stiamo crescendo e in poco tempo. Tocca a tutta la squadra creare le condizioni per aiutare gli attaccanti. La prima mossa deve partire dai difensori». De Zerbi è entrato nel cuore dello spogliatoio. Come? «Ha finito di giocare da poco e conosce bene la nostra testa. E’ un appassionato e questo è un altro punto positivo. Ci darà una grande mano». Predica un calcio propositivo: pressing, massima attenzione, possesso palla, velocità. Geniale in che cosa? «Mi lasci intanto dire che non si può dimenticare Ballardini che ha svolto un lavoro prezioso. Se ci siamo salvati, il merito è anche suo. De Zerbi sta cercando una rivoluzione mentale. E a noi piace. La sua qualità principale è quella di imporre la manovra. Ci vuole nella metà campo avversaria, comunque il più lontano dalla nostra porta. Poi magari ci… rubano l’idea, ma la filosofia è quella. E chiede difensori pronti a prendere rischi per stabilire superiorità davanti. Abbiamo ancora tanto da imparare». Non facile, per un allenatore esordiente, imporre le proprie idee a professionisti di lungo corso e giovani ambiziosi. Cenni di rifiuto o amore a prima vista? «Nessun rigetto. A noi interessava, capire, chiedere, sapere. Il nostro è un gruppo straordinario. Mai pensato che fosse debuttante. Abbiamo creduto nel suo lavoro, lo abbiamo seguito e basta». Ora la Samp. Che vuole riscattarsi. E fuori casa un Palermo… «… Imbattuto. Ma ogni partita ha la sua storia. La Samp? Avversario tosto, con qualità davanti. Da difensore è la prima cosa che guardo. Però non vogliamo fermarci». Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.