Corriere dello Sport: “Cina alla conquista del calcio. Mondiali nel 2030, campioni nel 2050. Pechino insegue due obiettivi ambiziosi. Intanto, il calcio diventa obbligatorio a scuola”
“Si chiama «Zhongguo Meng», il Sogno Cinese di cui il Presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping ha parlato agli altri leader lo scorso fine settimana, durante il G-20: la creazione di un’economia mondiale aperta. Dove la Cina la farà da padrona: dalla moda alle telecomunicazioni, passando per le banche e le grandi acquisizioni, non c’è partita. Comprano tutto i cinesi. Che hanno soldi a bizzeffe da spendere e ora vogliono sfondare anche nel calcio. La Cina punta a organizzare i prossimi Mondiali del 2030 e addirittura a conquistare la Coppa più ambita nel 2050. Non male per una nazione che calcisticamente fin qui c’ha preso poco, essendo la n.78 nel ranking Fifa (ma, occhio: appena due anni fa era al n.96). SENZA LIMITI. Primo, liberare i capitali da investire all’estero, poi investire nel Paese: il Governo ha varato un piano in 50 punti, invitando i governi delle 31 province a promuovere il calcio attraverso la creazione di programmi scolastici, offrendo agevolazioni fiscali per le infrastrutture e reclutando allenatori dal resto del mondo con l’obiettivo di importare il patrimonio di conoscenze calcistiche per diventare i migliori. I numeri sono impressionanti: budget da 3 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni, 20 mila istituti scolastici hanno adottato il calcio come materia d’esame con tanto di test attitudinali; 50 mila scuole calcio e 50 milioni di calciatori entro il 2025, 70 mila nuovi campi da gioco (1 ogni 10 mila abitanti); calcio comprato e venduto in ogniddove, con 1,3 miliardi di dollari incassati dalla vendita dei diritti tv della Chinese Super League e 1,4 miliardi di potenziali clienti, gli abitanti della Cina. Pang Xiaozhong, direttore dell’istituto Scienza dello Sport, ha dichiarato: «Il calcio è qualcosa che possiamo cogliere se siamo metodici». IL METODO. Jinping ha fatto diventare grande il calcio in Cina, poi è andato a prendersi il calcio degli altri. I 300 milioni spesi sul mercato lo scorso gennaio dai club di Chinese Super League (con lo sbarco a suon di stipendi gonfi di yuan di Jackson Martinez, Lavezzi, Gervinho e compagnia) fanno da contraltare ai 4 miliardi di dollari già spesi per partecipare o rilevare club in giro per i campionati più importanti d’Europa: i due italiani (Inter e Milan) li conosciamo tutti; in Inghilterra WBA, Birmingham, Aston Villa e Wolverhampton portano già bandiera cinese; il City è partecipato al 13% da China Media Capital, Liverpool e Hull City stanno per essere ceduti a due colossi, Everbright e Rehne. In Spagna Atletico Madrid (al 20%), Espanyol e Granada; in Francia Lione, Nizza, Auxerre e Sochaux; poi Den Haag e Slavia Praga. Soltanto la Germania resiste, perché dal 2009 ha detto no allo straniero con russi e cinesi già alle porte di Dortmund e Bayern. In totale sono 18 club in mano al Dragone: un’invasione vera e propria. Investire nel calcio, oltre ad essere una via governativa per liberare i capitali, rappresenta anche la copertura contro la caduta dello yuan dopo la grande crisi finanziari. Non è cieca presunzione, è strategia. Si narra che Xi Jinping abbia assistito a un incontro perso dalla Cina per 5-1 contro la Thailandia e, gonfio di rabbia, abbia deciso di prendersi il calcio. Con 900 miliardi di dollari investiti entro il 2025, è possibile.”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.