L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla sconfitta di ieri rimediata dall’Italia contro la Spagna.
Una partita sbagliata, una serata sbagliata, un clima sbagliato, furie loro, rosso a noi. E la “profezia” di Lucho si è compiuta, dopo 37 partite positive. Inutile, memori della serata in salita di Wembley tre mesi fa, aver cercato di togliere il palleggio ai maestri, rinunciando a una prima punta di ruolo, inserendo Bernardeschi, uscito a inizio ripresa per far posto a Chiellini, data l’espulsione di Bonucci.
I quindici minuti finali, con il gol di Pellegrini appena entrato, dopo una cavalcata rabbiosa di Chiesa, sono stati un tributo alla forza morale del gruppo. Vero che, quando la partita era ancora teoricamente aperta, nel momento di massimo sforzo i campioni d’Europa sono arrivati (34′-35′) due volte vicini al pari, con Berna e Insigne, colpevole di non aver chiuso un’azione solo davanti alla porta.
Ma il controllo del match è sempre stato nei piedi sapienti di un monumentale Busquets, refrattario a qualsiasi controllo azzurro, nonostante le scelte tattiche di Mancini. La ripresa è stato un lungo torello spagnolo, prima con sparute generose sortite italiane, dopo i cambi e l’ingresso di Kean e Locatelli, fino alla prova di orgoglio degli ultimi minuti, con tutto San Siro che ha smesso di fischiare Donnarumma solo allo scadere, tanto per rendere del tutto insopportabile lo spettacolo. In questo stadio l’Italia non aveva perso, così come a Milano tutto era sempre andato bene, da quasi un secolo.