L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle condizioni e il futuro di Eriksen.
Una mano tesa a Christian Eriksen per coronare il suo sogno: disputare il mondiale in Qatar a novembre. Il Brentford, compagine londinese promossa in Premier League questa stagione, offre soprattuto questo, sotto forma di un contratto da sei mesi. Del resto, lo stesso Eriksen, annunciando la volontà di tornare in campo qualche settimana fa dopo la rescissione con l’Inter aveva detto che in Premier League si trova a casa. E, ovviamente, Brentford non significa solo Premier League, ma anche Londra, dove ha giocato per sette stagioni con il Tottenham Hotspur (ora in mano, ironia della sorte, proprio ad Antonio Conte, con cui ha vinto lo scudetto l’anno scorso, prima del suo drammatico Europeo).
FAVOLA O AZZARDO. Per alcuni si tratta di una fiaba. Per altri, di un rischio, di quelli veri. Ma vediamo di ripercorrere le tappe. L’ultima apparizione in campo risale a quel maledetto 12 giugno 2021, con la Danimarca, al Parken di Copenhagen contro la Finlandia, con il suo malore e le scene che hanno sconvolto il mondo. Eriksen che si accascia al suolo, la compagna in lacrime, i compagni che formano uno scudo umano, il mondo del calcio che si ferma.
«Per circa cinque minuti ero clinicamente morto» racconterà più tardi. Per qualcun’altro l’arresto cardiaco subito in campo e i moniti dei medici riguardo la necessità di portare un defibrillatore cardiaco sottocutaneo per il resto della sua vita sarebbero stati vissuti come un segnale: è ora di smettere. Ma Eriksen la vive diversamente.