Corriere dello Sport: “Chiellini esce allo scoperto: «Noi vogliamo la Superlega». Il nuovo piano dei club ribelli”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle dichiarazioni di Giorgio Chiellini in merito alla Superlega.
Capitano vero. Questo è Giorgio Chiellini, per la Juve e per la Nazionale. Ecco perché la sua assenza è sempre pesante, in bianconero come in azzurro. Per il momento, infatti, è ancora un calciatore, quando sta bene tra i difensori più forti al mondo. Ma con la testa che ragiona già da dirigente, proiettato com’è a diventare un uomo di riferimento anche dietro la scrivania una volta appesi gli scarpini al chiodo (non prima del Mondiale in Qatar, quindi tra due stagioni), magari proprio restando alla Continassa al fianco di Andrea Agnelli. E ieri, nel giorno in cui è stato costretto ad alzare bandiera bianca in vista di Italia-Svizzera a causa di un inedito problema al tendine d’achille, proprio Chiellini si è esposto su temi di grande attualità: a favore della Superlega per esempio, ma anche contro un calendario a livello internazionale diventato insostenibile.
Sulla Superlega, il pensiero è praticamente lo stesso di Agnelli: «Siamo a un punto di non ritorno, istituzioni, club e giocatori devono incontrarsi per riformare il calendario, creare nuove competizioni e dare slancio a questo sport che resta il più bello al mondo, ma migliorabile. Col presidente (Agnelli, ndr) ne parlo da qualche anno e secondo me il futuro del calcio mondiale va verso un’europeizzazione rispetto al campionato nazionale», ha dichiarato in uno speciale a lui dedicato su Dazn e registrato qualche settimana fa. Spingendo per una serie A in formato ridotto: «Gli atleti del nostro livello e i tifosi vogliono vedere più partite europee, con tutto il rispetto di alcune squadre del campionato italiano, che sono troppe. Dovrebbero essere 18, si potrebbe tornare anche a 16, ma 18 è il numero giusto per aumentare la competitività».
È un gigante ferito e dormiente, secondo alcuni in fin di vita, per i diretti interessati pronto, prima o poi, a rialzarsi. La Superlega è così, un progetto accantonato in attesa di tempi migliori. Profilo basso, un lavoro sotto traccia e ancor più discreto rispetto a quanto sia stato fatto ad aprile, quando tra la notte del 18 e il 19 fu fatta scoppiare la bomba che ha sconvolto il calcio. Sono rimaste in 3, tra le 12 società fondatrici: Real Madrid, Barcellona e Juventus. Mai, si sono tirate indietro, e in un certo senso ne sono uscite vincitrici e fedeli al loro credo, visto che ad oggi, nonostante le iniziali minacce, non sono arrivate sanzioni né da parte dell’Uefa né dalle rispettive leghe o federazioni, frenate da possibili azioni legali da parte delle società coinvolte.