“Gli occhi lucidi: e magari sarà soltanto un’impressione, tutta colpa dei flash. Però poi stasera, quando l’abbaglierà il San Paolo, e quella musica l’avvolgerà in se stesso, nella sua tuta, nella sua fierezza, in quel viaggio nella memoria che parte dallo Stia ed approda nella Champions, Sarri emergerà (ancora) nudo e puro, e comunque dissacrante, ironico, fanciullesco, alternativo, magari anche esuberante («io m’arrapo pure per un’amichevole, figuratevi per la Champions al San Paolo») e però amabilmente fanciullo. Perché in ogni esteta (pure del calcio) c’è un bambino. «A me questo Napoli piace ed ha anche possibilità di migliorarsi». Ma non ve la passate male, Sarri… «Siamo pronti anche per la Champions, perché in questa momento non si avverte il peso delle tre gare in una settimana. Siamo consapevoli della forza dell’avversario, ma anche decisi a giocarcela come sempre». Il sorteggio non è stato un nemico… «Però affrontiamo la quarta testa di serie della Champions, una squadra di qualità indiscutibile, che sa palleggiare, che non va mai in affanno, che gestisce, che è organizzata e con una fase offensiva assai codificata; ha Guedes che mi piace tantissimo, ma pure la capacità di uscire dalla linea difensiva attraverso la costruzione». Servirà cautela… «Semmai ne saremo capaci, penso che proveremo a fare la partita. Pur sapendo che dall’altra parte c’è uno dei top club europei, eliminato un anno fa dopo aver fatto tremare il Bayern. Bisognerà essere bravi nel fare meglio di altre volte quello che è il nostro calcio». Il livello sale… «E il Napoli deve adeguarsi, quindi bisogna crescere. Io so che ci sono margini di miglioramento notevoli, in noi; mi auguro che accada sin da stasera, coglierli». L’atmosfera sarà diversa… «E la gente ci starà al fianco, come ha sempre fatto: avremo l’aiuto del pubblico, sul quale facciamo affidamento, perché in gare del genere è fondamentale contare sulla folla. Ma qui è persino superfluo invitare al sostegno, lo fanno da soli». Vincere significherebbe opzionare la qualificazione. «Vorrei non si corresse troppo. Intanto, sarebbe comodo fare l’en-plein nelle prossime due gare interne; ma non sarà semplice». Siete partiti lanciatissimi pure in campionato, segnate tanto, subite poco e – soprattutto – non perdete mai. «In campionato, e mi sembra inutile ricordarlo, la Juventus resta palesemente la più forte. Mentre in Champions, il Benfica, all’esordio con il Besiktas, è stato sfortunato. Noi ci godiamo questi risultati, ma siamo all’inizio». Esiste una priorità, in questo momento. «E come si fa a fissarla?». Ma tra campionato e Champions lei cosa gradisce di più? «Io sono uno che persino alla vigilia di un’amichevole si eccita. Questa con il Benfica, dal punto di vista emotivo, ha qualcosa in più: è la prima in casa e dunque va da sé». Il calcio portoghese, e lo ha detto l’Europeo, s’è evoluto ulteriormente. «Però forse il livello medio italiano risulta ancora più forte. Le loro eccellenze sono di rango assoluto, da rispettare, e lo dimostra anche questo Benfica, dove di giocatori bravi ce ne sono». Non c’è più Higuain ma segnate sempre tanto. «Giochiamo in maniera diversa, soprattutto negli ultimi venticinque metri. Abbiamo modificato e siamo già a buon punto. Possiamo lievitare ulteriormente, perché mezzi ne abbiamo. Siamo giovani, vero, ma con talento ed anche con consapevolezza dei nostri mezzi. Ma dobbiamo alimentare questa fiducia in noi stessi, crederci sempre di più»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.