L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta le dichiarazioni di Massimo Cellino, presidente del Brescia: «Inizialmente ero contrario a ripartire, non mi sembrava possibile. L’ho detto e ripetuto pubblicamente, a differenza di altri non mi sono mai nascosto. Quando mi sono reso conto che molti miei colleghi erano in grossissime difficoltà economiche, senza più un euro e soprattutto dopo aver scontato anche l’ultima rata delle televisioni, quella che non hanno ancora incassato, ho capito che bisognava ricominciare. Si deve giocare, e allora giochiamo. Mi stavano bene anche i playoff, avremmo finito a metà luglio. E perfino le due retrocessioni, io c’ero dentro ma chi se ne importa. Temo che non ci fossero in cassa neppure i soldi del paracadute. Ho detto ripartiamo pur sapendo che alla fine l’avrei preso in quel posto, io che ho i bilanci a posto, che non ho un debito con le banche, io che nel Brescia ho messo 45 milioni. Tonali? Costruirgli attorno una bella squadra, una squadra da soddisfazioni, era il mio sogno. Mi rendo conto però che il ragazzo ha traguardi personali importanti, una famiglia che lo segue, in particolare la madre. Nasser lo vorrebbe a Parigi, mi ha scritto anche oggi, ma lui in Francia non vuole andare. Inter e Juve le destinazioni che preferisce. De Laurentiis mi ha offerto 40 milioni, la Fiorentina è pronta a fare carte false, ma il suo destino è abbastanza segnato. Prima del covid il Barcellona era arrivato a 65 milioni più due ragazzi molto interessanti valutati 7 e mezzo a testa, uno era un esterno difensivo. Credo che i dirigenti catalani abbiano ricevuto una risposta che non hanno gradito. E non da Tonali. Sandro è un bambino che si illumina non appena vede un pallone, in campo gli ho visto fare cose impressionanti, lanci precisissimi di quaranta metri, contrasti perfetti, corto e lungo sono i suoi punti di forza, in un centrocampo a tre può giocare ovunque».