Corriere dello Sport: “C’è il Milan, De Zerbi cerca la svolta. Cresciuto nelle giovanili rossonere, il tecnico del Palermo carica: «Si salva chi osa»”
“L’importanza di chiamarsi Roberto. E del destino. Dal Milan al Milan, dal sogno di diventare un campione come Roberto Mancini, cullato dai tempi dell’asilo, o come Roberto Baggio di cui si innamora ai tempi del Milan; a quello di fare l’allenatore, obiettivo pensato e realizzato in un soffio. In tre anni, un altro Roberto, De Zerbi, da ex calciatore di talento, made in Milan, e da aspirante opinionista, è diventato il più giovane e chiacchierato tecnico della A, il “bambino” predestinato che resiste a cinque sconfitte casalinghe di fila; alle ultime quattro consecutive; alla proverbiale furia di Zamparini, alle perplessità dei tifosi. E che riesce nell’impresa, al di là di una sola vittoria in trasferta a Bergamo, di trovare una eccezionale empatia con un presidente, che di solito non la perdona a nessuno, e con la squadra. La vera notizia? Il mangia allenatori al contrario: «E vero, siamo in sintonia – ammette Zamparini -. Anche i ragazzi sono convinti della strada intrapresa. Dovessimo andare in B, ma non è quello che vogliamo, risaliremmo con De Zerbi. Punto. Ma ci vuole grande umiltà per riparare agli errori dettati dalla inesperienza, perché la A non è la C. Ho sgridato l’allenatore, gli ho detto di insegnare ai ragazzi, oltre che a girare palla, la fase difensiva che è fondamentale. A Cagliari, preso gol, abbiamo cambiato passo. Questo non potrà accadere col Milan, il nome dell’avversario è già garanzia di impegno e concentrazione. Così come ne abbiamo perse quattro di fila, sono convinto che possiamo vincerne cinque. Sono fiducioso anche se molto preoccupato». LUCE E PICCOLO GENIO. A Milanello era “il piccolo genio”, a Foggia diventò “Luce”, magia del numero dieci sulle spalle. Colori di maglia uguali. Domenica, Roby ritrova il suo passato e il Milan per giocarsi il futuro. Sa bene cosa l’attende e appunto per questo ha chiesto, dopo il passo falso di Cagliari, «entusiasmo, organizzazione e coraggio perché si salva chi osa di più. Nessuna paura, tanto con le squadre forti si può perdere lo stesso. Meglio giocarsela fino in fondo». De Zerbi è nato calcisticamente nelle giovanili del Milan. Su di lui, dai dodici ai diciannove anni, avevano scommesso Tabarez, Sacchi, Capello, Zaccheroni e Tassotti. Giudizio condiviso: «Diventerà campione». Fatali invece il passaggio al calcio che conta e gli infortuni. Capello lo fece esordire in amichevole, Zaccheroni nel ’98, sfruttando l’assenza dei … mondiali, lo impiegò da titolare nel precampionato, una mezza dozzina di impegni: ritiro, successi e un paio di gol, dopo la vendemmiata nel Viareggio. Milan di nomi altisonanti: Baggio, Baresi, Maldini, Weah, Boban, Donadoni, Leonardo… Boban era un amico particolare. De Zerbi dirà: «Una specie di fratello maggiore, un fenomeno in campo. “Zorro” faceva cose che non esistono nemmeno nei cartoni animati». Baggio? «Grande campione e soprattutto uomo. Ho ancora la sua maglietta, un regalo speciale con la dedica: “A Roberto, con stima”». Del Milan gli sono rimasti splendidi ricordi. E le teorie di grandi allenatori alle quali ha aggiunto le esperienze con Pasquale Marino, il tecnico con cui ottenne la promozione in A col Catania, e gli studi su Guardiola. IL TORNEO DEI DEB. Quasi tutti debuttanti per la salvezza: lui, Oddo compagno nel Milan e nel Monza, Martusciello e Nicola, l’unico con alle spalle un’altra esperienza di A. Lotta, spietata, generazioni da scoprire a cominciare da De Zerbi, il più piccolo ma già sulla scala dei meglio pagati. Con un conto da saldare, quello di restituire allegria ai tifosi palermitani. «Viviamo una situazione di non particolare entusiasmo ma questa deve essere la molla per riportare la gente allo stadio. A Palermo c’è fame di calcio e vorremmo creare qualcosa, non dico di grosso, che faccia riavvicinare la gente». Il suo avvenire passa dal Milan. Dove ha fatto i sacrifici maggiori. A 15 anni, per due stagioni, ogni giorno, avanti e indietro da Brescia a Milanello: scuola, con uscita alle tredici, panino, partenza; rientro poco prima di cena, compiti fino a tardi, i libri come cuscino sui quale posare la testa per dormire. Sua madre faceva l’insegnante e insisteva per il pezzo di carta, ma prima di tutto era lui a puntare sul diploma. Testardo come pochi, domenica prossima, contro il Milan, Roberto riprenderà a scommettere. E siamo soltanto all’inizio di una nuova storia che cerca il finale”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.