L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” parla della situazione legata al Catania. C’è una squadra che lavora sul campo ed è quella che domenica sarà di scena sul terreno di gioco della Cavese – scrive il quotidiano -. Pietro Lo Monaco ha svuotato il suo ufficio a Torre del Grifo, ha lasciato le chiavi appese dietro la porta ed è andato via. Definitivamente. O quasi. Nel senso che il dirigente che ha segnato la storia del Catania nell’ultima avventura in Serie A e che, però, non è stato capace di risollevare il club rossazzurro, precipitato nei bassifondi della terza serie a causa delle “imprese” dell’accoppiata Pulvirenti-Cosentino, sta solo aspettando di definire la propria posizione economica nei confronti del club. Ci sono un paio di stipendi da riscuotere, poi si potrà passare ai titoli di coda del Lo Monaco bis, che non ha riscosso sicuramente i successi riportati negli anni delle imprese in casa della Juventus o della Lazio. Vero, quando Lo Monaco è tornato al Catania, sotterrando l’ascia di guerra e con essa i vecchi litigi con Pulvirenti, la situazione economica era drammatica. Però è vero pure che di soldi ne sono stati spesi per rimettere in piedi la baracca, ovvero per riconquistare la Serie B. Che poi pareva essere l’unica strada percorribile per dare ossigeno alle casse della società rossazzurra e cancellare milioni di debiti. Il Catania non è riuscito a decollare: eliminato nella semifinale dei playoff col Siena (dopo essere stato a un certo punto virtualmente in testa nella stagione regolare) due anni fa ed eliminato ancora dal Trapani lo scorso anno. Con la beffa che, alla fine, in B sono andate società come Juve Stabia e Trapani che economicamente non stavano certamente meglio del Catania e che avevano investito meno degli etnei. Tutto questo Pulvirenti non lo ha mai perdonato a Lo Monaco e quando in questo campionato, con la situazione difficile legata ai supermercati Fortè, le casse si sono asciugate ulteriormente e la squadra ha preso a balbettare, facile prevedere che all’amministratore delegato sia stato presentato il conto. Da qui le dimissioni da tutto: quelle di amministratore delegato appena ratificate (con l’avvicendamento con Di Natale) e ora quelle da direttore generale. Si chiude un’era – conclude il quotidiano -.