Corriere dello Sport: “Catania scopre Gladis: «Non è solo fortuna». Gladestony ha segnato uno dei due gol al Lecce: «Un tiraccio, ma tutti mi chiedevano di provarci»”

“Un tiraccio che rotola nella porta della capolista Lecce e tutti a chiedersi chi è questo Silva. Anzi, per essere più precisi, Gladestony Estevão Paulino da Silva, nome d’arte Gladestony da Silva, ma ormai “Gladis” – a dispetto di quanto riportato sulla sua maglietta numero 8 del Catania e sugli almanacchi più in generale – per i compagni di squadra e per i suoi nuovi amici catanesi. Già, un tiraccio (decisamente più colorita l’espressione usata dal giocatore a fine gara), perché non è che quella sua conclusione dai venti metri verso il portiere pugliese Bleve fosse irresistibile. Lo sa perfettamente anche “Gladis”, che con grande onestà lo ha ammesso: «Credo che se il mio tiro non fosse stato deviato dal difensore del Lecce il loro portiere lo avrebbe facilmente parato. Poco male, perché sono arrivati i tre punti che a noi servivano dopo il pareggio di Melfi e che dimostrano come questo Catania abbia tutti i mezzi per venire fuori dalla situazione di difficoltà in cui si è venuto a trovare». In verità l’italiano è ancora assai approssimativo, per quanto efficace in alcuni concetti, ma Gladestony da Silva dimostra in ogni caso di avere le idee chiare: «Contro il Lecce è andata in questo modo, ma non voglio che tutto finisca così. Alla prossima occasione voglio realizzare un gol buono, per una vittoria pesante e che alla base abbia la tecnica giusta». esperienza. Già, la tecnica. Quella che si chiede a un giocatore brasiliano. Ancora di più se lo stesso si disimpegna nel reparto centrale del campo. Ancora di più se si considera che “Gladis” non ha giocato soltanto in Brasile, ma anche in Olanda (al Twente), in Portogallo (all’Estoril) e pure in Spagna (al Cartagena). Non esattamente un globetrotter, è vero, ma un calciatore che a soli 23 anni di esperienza internazionale ne ha accumulata un bel po’ e che, in virtù di questa, ha pure acquisito quel passaporto portoghese che adesso gli ha permesso di trovare casa ai piedi dell’Etna. A lui e alla moglie Laura, che aspetta un figlio ed alla quale Gladestony da Silva ha subito dedicato la marcatura che ha contribuito a mandare al tappeto la capolista: «Lei sta sempre con me ed è stato giusto dedicarle questa rete». Si parlava di tiri e di tecnica. “Gladis” svela anche alcuni retroscena: «L’allenatore mi ha sempre detto che la stagione è lunga e che alla fine il posto in squadra sarà possibile trovarlo per tutti. Io, dopo l’esordio con la Juve Stabia, sono finito gradualmente fuori, ma sapevo pure che il mio momento sarebbe arrivato nuovamente e ho cercato di farmi trovare pronto. Ho cercato anche di aiutare la squadra, farla vincere, perché vogliamo dimostrare che abbiamo le qualità giuste per vincere e per vincere ancora». Da un retroscena all’altro: «Tutti mi dicono di provare il tiro, perché ho un buon calcio. Col Lecce l’ho fatto ed è andata bene: la fortuna viene se si vuole. Però so che non basterà questo per garantirmi una maglia da titolare. L’allenatore dice che ho una buona tecnica, ma che solo questa non basta. È vero, soltanto con la tecnica non si vince. Piuttosto bisogna coniugare tecnica e intensità se si vuole fare bene, ancora di più in un campionato come quello in cui stiamo giocando. Mi è stato che se riuscirò a coniugare tecnica e intensità diventerò un grande “futbolista”. Voglio provarci e il lavoro è la strada giusta».”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” . 

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Giulia Nasca