L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle sorti del Catania ormai sempre più appese ad un filo.
La sabbia scorre lentamente ma inesorabilmente nella clessidra rossazzurra. E ai tifosi del Catania non resta che sperare. Perché nel giorno in cui tecnico e calciatori rientreranno ufficialmente in sede per riprendere a lavorare non si sa con quali prospettive (fra l’altro alcuni si sono visti a Torre del Grifo già da qualche giorno, con grande senso di responsabilità e, comunque, di attaccamento alla maglia), ancora ben poco si sa in merito alla corresponsione da parte dei soci Sigi di quella somma di denaro – circa 660 mila euro – che dovrebbe consentire al club matricola 11700 di proseguire la stagione e di portare a compimento il campionato.
E’ una situazione folle, in cui Sigi – che non è certamente responsabile dell’imponente debito che ha portato la Sezione fallimentare del Tribunale di Catania ad accogliere la richiesta della Procura etnea e dichiarare il fallimento – si trova fra l’incudine e il martello, di chi ha provato a salvare il club quando era a un passo da fine certa, ormai quasi un anno e mezzo fa, ma che a distanza di questo lungo lasso di tempo sta presenziando, in prima fila, alla definitiva caduta del Catania 1946.
I tifosi . E questo viene rimproverato ai componenti della giovane società da parte dei tifosi etnei, che non tollerano la circostanza che non si sia concluso con Joe Tacopina quando forse i margini per definire la trattativa c’erano tutti; che ci si sia infilati in discussioni intestine fino all’ultimo; che in pochi sono sempre stati pronti a mettere mani al portafogli; che forse per qualcuno l’atto d’amore nei confronti del Catania era da intendere dalla voglia di mettersi in prima fila come tifoso ma anche di realizzare un affare quando sarebbe stato il momento di passare la mano ad altre persone.
Sia chiaro, ognuno è giusto che gestisca i propri capitali e i propri investimenti come meglio crede ma forse, a furia di operare piccoli rilanci in un immaginario tavolo di poker, fra l’altro con una sola coppia di assi in mano, oggi ci si ritrova con il “bluff” scoperto e la triste prospettiva di perdere un piatto in cui non è stato riversato soltanto il valore economico, ma anche di immagine e di altri valori che non possono essere così facilmente quantificabili.
La sabbia nella clessidra scorre, i tifosi si augurano che un nuovo Catania possa nascere dalle ceneri dell’attuale e che possa ripartire dalla terza serie. Ma tutto in questo momento sembra terribilmente complicato.