Corriere dello Sport: “Caso plusvalenze. La Juve s’incarta. Il “file segreto” diventa un punto a favore dell’accusa”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso plusvalenze e sulla Juve.
Poteva essere l’asso nella manica della difesa di Paratici e Cherubini, invece rischia di diventare un “due di picche”. La nota 10940, quella che la Juve considerava la prova di un vizio procedurale, chiedendo più volte di poterla visionare, si conferma essere un chiarimento interpretativo come il procuratore Figc Giuseppe Chiné sostiene da mesi. Un documento di 6 pagine che abbiamo visionato e che tratta, nello specifico, la giurisprudenza degli ultimi anni sull’argomento plusvalenze.
NOTA. La nota è rimasta secretata e la sua sola esistenza insinuava il dubbio che potesse contenere la chiave di (s)volta in ottica bianconera. Martedì il Tar ha chiesto alla Covisoc di renderla pubblica e la federazione di Gravina si è rivolta così al Consiglio di Stato, denunciando una violazione della pregiudiziale sportiva proprio perché la “nota 10940” è uno dei 9 punti del ricorso al Collegio di Garanzia per ribaltare il -15; ieri il Consiglio ha fissato l’udienza sul merito al 23 marzo, senza però concedere la sospensiva richiesta. Tradotto: «Figc, tira fuori subito la carta, poi vieni in tribunale a discutere se sia giusto o meno farlo». A quel punto, da via Allegri hanno inviato il documento ai legali juventini. Perché fin qui il testo della discordia non è stato mai mostrato, nonostante le ripetute richieste degli avvocati? Secondo Chiné perché lo scambio di comunicazioni non aveva alcuna attinenza, essendo antecedente all’inizio delle indagini e senza alcun riferimento specifico alla Juve. Secondo la Juve il dubbio resta senza risposte.
FATTI. Ricostruiamo i fatti con ordine. Il 31 marzo 2021 la Covisoc, la commissione di vigilanza sulle società, scrive alla procura federale per chiedere quale fosse la giurisprudenza sul tema “plusvalenze fittizie” (questa pec non è agli atti ma non è stata chiesta dalle difese e ieri sera c’è stata altra polemica sul carteggio mancante), una sorta di “riassunto delle puntate precedenti”. Prassi piuttosto abituale, visto che la Covisoc è composta da economisti che valutano i conti dei club ma non da giuristi. Il procuratore Chiné risponde il 14 aprile con la nota 10940, citando i casi affrontati, come la questione Chievo-Cesena e lo scambio tra Perugia e Atalanta che coinvolse Mancini, oggi alla Roma, e Santopadre, con proscioglimento per incertezza istruttoria. Il procuratore parla di «gestioni economiche imprudenti», dell’importanza di perseguire ove persista la «sistematicità» e di plusvalenze che, anche senza esborso economico, producono «evidentissimi effetti finanziari», ammettendo tra l’altro le difficoltà nel rintracciare corretti parametri di riferimento in quanto frutto di una libera contrattazione tra le parti.
Nella nota della discordia non vengono mai citate né la Juventus né i suoi dirigenti e non vi sarebbe, dunque, alcuna “notitia criminis” che avrebbe dovuto far aprire l’indagine in quel preciso momento. Cosa che il club bianconero viceversa sperava. Perché nel caso in cui Chiné avesse fatto riferimento – sempre nella nota – alle attività della Vecchia Signora, raccontando magari di aver acceso un faro sulle operazioni di Agnelli e co, avrebbe dovuto poi iscrivere la notizia di reato nell’apposito registro entro 30 giorni. L’iscrizione è stata fatta solamente a ottobre 2021, quando la Covisoc – in un’altra comunicazione – ha segnalato le operazioni sospette della Juve, dicendo di aver tenuto conto di quelle sei pagine solamente perché contenevano delle basi interpretative.
ARGOMENTI. Fin dal primo processo, la Juve contesta alla procura di aver avviato l’indagine con un ritardo di sei mesi (aprile-ottobre). Crollando, come sembra, il tema del vizio procedurale, per il ricorso al Collegio contro la penalizzazione restano in piedi adesso le altre argomentazioni (erano 9 punti totali) più specifiche sulla sostanza, come le motivazioni illogiche, la sproporzionalità della sanzione, l’errore della revocazione, i riferimenti normativi considerati errati e il cambiamento del tema accusatorio da un grado di giudizio all’altro. La partita è ancora tutta da giocare.