“PALERMO Il primo round l’ha vinto lui. Alessandro Diamanti ha ripreso ad allenarsi con i compagni. Come se il tempo non fosse passato. Stessa personalità, battuta pronta, dialogo con Tedino e Lupo. Escluso dal progetto Palermo e forte di un contratto che scadrà nel 2018, ha deciso di andare fino in fondo, per ottenere la stessa considerazione degli altri. E il Palermo ha dovuto cedere dopo averlo lasciato a casa per una settimana. Zamparini ha provato a sbattergli la porta in faccia, il fantasista ha risposto duro. Uno scontro fra giganti. Che sanno ferire anche con le parole. Stavolta il più prudente e calcolatore è stato Alino che non ha replicato, non ha dato appigli per essere scaricato e ha ottenuto il riconoscimento dei suoi diritti. Come ha ammesso il ds Lupo che ha il compito, altrettanto difficile, di mediare: «Diamanti ha chiesto di essere aggregato al gruppo, ne ha diritto in base all’accordo collettivo e noi abbiamo accolto la richiesta».
CHE FUTURO? Lui è un giocatore del Palermo, ci sarà tempo per guardarsi negli occhi e trovare una soluzione, posto che Diamanti, legatissimo a Palermo, lo voglia. Nel calcio non si sa mai. E in questo caso, non esistono accordi segreti. Anzi. Da un lato Alino che ha sempre gridato con forza le sue idee. Lo faceva a diciotto anni in Interregionale, figuratevi dopo oltre cinquecento partite, le esperienze in azzurro, i momenti di gloria e l’ambizione di mostrare di non essere ancora finito. Dall’altra, Zampariniche lo ha voluto, coccolato, portato alle stelle e poi mollato senza troppi complimenti. Come Gilardino e Maresca. Una sfida lanciata dal presidente, raccolta dal fantasista. Diamanti non ha atteso movimenti di mercato, non ha chinato la testa e, al di là dell’aspetto legale, ha urlato che a Palermo si trova bene tanto che fino a qualche settimana fa è stato a Mondello per aspettare la conclusione della scuola dei bambini e per gli ultimi scampoli di vacanze. Poi ha fatto le valigie per il ritiro affidando alla società la risoluzione di un braccio di ferro cominciato con la mancata convocazione. E Zamparini ha dovuto ingoiare il rospo. Era quello che Alino voleva: dimostrare che non era “venuto a Palermo per svernare”, una delle tante frasi taglienti del presidente. La sua, in ritiro – e poi in città – sarà una presenza pesante. Soprattutto per Zamparini infastidito, nel finale della scorsa stagione, dal suo ascendente nei confronti dei tecnici e dei compagni e per essere diventato il punto di riferimento dello spogliatoio. Una colpa? Per lui sì. La frattura col patron è l’ostacolo insormontabile. Però, se Zamparini aspettava che Alino andasse fuori giri dopo la sua decisione di escluderlo, il passo falso non è mai arrivato. Diamanti non parlerà, a meno che non succedano cose incredibili. Può parlare solo in campo e nello spogliatoio, sapendo che la gente a Palermo è con lui. L’unica via per cambiare una storia con un finale, quello della fatale e definitiva separazione (quanto meno in casa), che sembra già scritto.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.