Corriere dello Sport: “Calcio senza casa, la Serie A è ancora al primo stadio”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla questione stadi in serie A.
Gli stadi nuovi sono come le riforme: tutti li vogliono, pochi li fanno. Perché la volontà, spesso, litiga con la burocrazia. E pensare che la politica in Italia ha adottato persino una legge ad hoc con l’obiettivo di agevolare le cose. Siamo il Paese delle mille norme e dei diecimila modi per complicarle o peggio ancora eluderle. E poi finisce come a Roma o a Firenze, solo per citare due casi emblematici: a colpi di comunicati contro l’amministrazione di turno, tra le beghe dei vincoli.
Ieri la Lega Serie A si è imbattuta nella complessa avventura di voler dare una risposta al perché accade tutto questo, organizzando un convegno sul tema al Salone d’Onore del Coni dal titolo “Il futuro degli stadi in Italia”. D’accordo, c’è l’orizzonte temporale del 2032 (cioè l’Europeo che vorremmo ospitare) ma non può bastare. «Gli stadi bisogna farli a prescindere – l’invito del ministro per lo sport, Andrea Abodi – perché è finito il tempo delle scuse e degli alibi. Purtroppo abbiamo sempre bisogno di candidarci per avere un’agenda».
Già, siamo fatti così. Gli altri programmano, noi rincorriamo le date. E fotografando la situazione del massimo campionato non si può che essere preoccupati: dallo stadio di La Spezia, costruito nel 1919 e ristrutturato nel 1990, allo Stadium della Juve costruito ex novo nel 2011. Al di là del bianco e del nero c’è un secolo a colori di stadi inaugurati e poi lasciati all’incuria. Alcuni impianti hanno avuto un restyling in occasione del Mondiale del ‘90 (Firenze, Milano, Napoli, Roma e Verona), ma sono passati già 32 anni da allora. E in alcuni casi ci troviamo al punto di partenza.
Ci sono poi le storie emblematiche: al Dall’Ara, ad esempio, non si muove una foglia dal 1929. Juventus, Sassuolo, Udinese e Atalanta sono proprietarie delle loro case, ma le loro storie sono oggi le eccezioni e non la regola. Gli stadi hanno infatti un’età media di 68 anni e la visibilità «pessima», come è stata definita ieri, ha ovvie ricadute sull’afflusso del pubblico. Lo ha spiegato Marco Casamonti, l’architetto che ha realizzato il restyling della Dacia Arena, il nuovo stadio di Tirana e sta ultimando il Viola park della Fiorentina; con Massimiliano Giberti, e su progetto dell’ad della Lega, Luigi De Siervo, Casamonti ha realizzato il volume “Lo stadio del futuro”. «In Germania l’età media è di 38 anni – ha spiegato – in Inghilterra di 35. In Italia gli stadi di proprietà dei club (o con una lunga concessione d’uso) sono il 24%, considerando le squadre di A e di B, in Germania e Inghilterra siamo oltre l’80%».