L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport si sofferma sulla sentenza “Diarrea”.
La recente sentenza della Corte di Giustizia Europea ha portato alla luce una questione fondamentale nel mondo del calcio: la compatibilità delle norme FIFA sui trasferimenti internazionali con il diritto dell’Unione Europea. Al centro di questa vicenda c’è l’ex calciatore francese Lassana Diarra, che dopo una controversia con il suo ex club, la Lokomotiv Mosca, si è ritrovato bloccato dalla FIFA, impedito a giocare per anni.
Jean Louis Dupont, avvocato noto per la storica sentenza Bosman, ha difeso Diarra in questo nuovo caso, con la Corte Europea che ha stabilito che alcune delle norme FIFA violano la libertà di circolazione dei lavoratori e la concorrenza. In particolare, la controversia si è concentrata sulle norme che regolano la rescissione unilaterale dei contratti da parte dei calciatori.
La Contesa:
Tutto ebbe inizio dieci anni fa, quando la Lokomotiv Mosca tagliò lo stipendio di Diarra a causa del suo presunto scarso rendimento e assenze agli allenamenti. Dopo un periodo di conflitto, il contratto fu sciolto anticipatamente e la Lokomotiv chiese un indennizzo di 20 milioni di euro. Nel frattempo, Diarra non poté continuare a giocare perché la FIFA bloccò il suo trasferimento allo Charleroi, non rilasciando il certificato internazionale di trasferimento. Diarra decise così di rivolgersi alla giustizia, dando inizio a un lungo percorso legale.
Punti di Vista:
L’avvocato Dupont ha esultato definendo la sentenza una “vittoria totale”, affermando che la FIFA sarà ora costretta a rispettare il diritto comunitario. D’altro canto, la FIFA ha minimizzato l’impatto della sentenza, sostenendo che essa riguarda solo una parte marginale delle regole sui trasferimenti e difendendo i miglioramenti apportati negli anni per il bene di giocatori, club e leghe.
Infine, la Fifpro, sindacato mondiale dei calciatori, ha applaudito la decisione, sottolineando come il vecchio sistema abusivo potesse compromettere la carriera dei calciatori, proprio come accaduto a Diarra. La sentenza segna un nuovo capitolo che garantirà una maggiore tutela dei diritti lavorativi nel mondo del calcio.