L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si è soffermata sulla crisi del calcio italiano.
In Italia il calcio rischia il “default”, questo il termine usato dalla federazione per descrivere la situazione attuale. La Figc, dopo essersi coordinata con la Lega Serie A, ieri ha inviato al Governo un documento ufficiale con 8 richieste per tentare di salvare un sistema che «si trova tecnicamente in default». Il numero uno federale, Gabriele Gravina, incontrerà Vezzali il 4 agosto insieme ai presidenti Petrucci (Federbasket) e Manfredi (Federvolley), con pallacanestro e pallavolo preoccupate per il 25% di capienza dei palazzetti.
Consultando il documento della Figc si ha, invece, la sensazione che la riapertura degli stadi non sia il focus principale. Avere il 100% degli ingressi con Green Pass, e solo come seconda opzione il famoso “riempimento a scacchiera” è decisivo per ripartire di slancio – e infatti il calcio chiede di abolire il distanziamento di 1 metro che farebbe riaprire gli stadi al 30% anziché al 50% consentito – ma sono gli sgravi economici e fiscali l’argomento più caldo.
Le società non vorrebbero pagare le tasse per almeno 2 anni, chiedono di accedere a misure di sostegno alla liquidità, di rateizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate, di utilizzare i crediti per imposte derivanti da perdite fiscali nell’epoca Covid, di snellire i vincoli della Legge Melandri per ottenere maggiori introiti dai diritti tv all’estero, di ricevere supporto per gli investimenti nell’impiantistica e di introdurre sgravi per contratti con i giovani calciatori sotto forma di apprendistato. Avanzata pure la richiesta di finanziamenti: 360 milioni per la A, 90 per la B e 60 per la Lega Pro.