“Ruolino di marcia delle prime tre partite del campionato al Dall’Ara: tre vittorie. Contro Crotone (1-0), Cagliari (2-1) e Sampdoria (20). Quel Bologna non sbagliava un colpo: 9 punti, 5 gol fatti, 1 subito. Ruolino delle ultime tre partite in casa: due sconfitte (Genoa e Fiorentina) e un pareggio (Sassuolo). Questo Bologna si è inceppato: 1 gol fatto, 3 subiti. Mano al calendario: le prossime due partite il Bologna le gioca al Dall’Ara. Contro Palermo e Atalanta. Ritrovare il fortino Dall’Ara significherebbe porre le premesse per tornare alla vittoria. Che manca da sette partite, facciamo due mesi: 21 settembre, l’ultima gioia contro i blucerchiati. LA SCIMMIA. Nell’intervista rilasciata a «Stadio» due settimane fa Joey Saputo disse che la soddisfazione più grande, quest’anno, fu quella di assistere alla vittoria casalinga contro il Crotone, perché «mi tolsi la scimmia dalle spalle». Da quel giorno il Bologna ha cominciato a costruire la sua classifica attuale, 9 punti su 13 (siamo attorno al 70%), proprio in casa, tra le mura amiche, come si diceva in tempi in bianco e nero, sì, ma quanto amiche? Ad un certo punto, infatti, il Dall’Ara ha smesso di essere «casa dolce casa» e i rossoblù non sono più riusciti a vincere. Anzi, hanno regalato la partita a Genoa e Fiorentina (in entrambi i casi giocando per più di un tempo in inferiorità numerica) e si sono illusi con il Sassuolo, facendosi poi rimontare. Insomma: la scimmia è tornata, si è spostata dalla spalla di Saputo – che dal vivo aveva assistito all’ultima vittoria in epoche lontanissime – e si è andata ad appollaiare sulla Torre di Maratona. E da due mesi se ne sta lì. DUE MESI IN CALO. Da due mesi, in realtà, il Bologna che tanto era stato concreto nella prima parte della stagione, ha perso certamente giocatori (la lista degli infortunati è lì a ricordarcelo), partite, ma anche smalto e gioco; tanto che – in questa tranche di campionato – va salvato il primo tempo contro il Sassuolo (per ritmo, occasioni, equilibrio ed intensità il migliore fin qui disputato) e poco altro, quasi sempre in trasferta: l’organizzazione e la tenuta atletica mostrata a San Siro contro l’Inter e la commovente resistenza all’Olimpico contro la Lazio, che però – per onor di cronaca – aveva preso a pallate i rossoblù. Il compito di Donadoni non è facile. Penalizzato dall’emergenza, il tecnico si trova nella situazione di chi ha davanti a sè un calendario abbordabile (dopo Palermo e Atalanta c’è la trasferta di Udine, poi Empoli in casa, infine trasferta a Pescara) ma lo deve affrontare con una squadra da inventare, frenata da un ruolino negativo, sconfitta negli ultimi due turni, incapace di fare gol (zero con Roma e Fiorentina, ma sono soltanto tre nelle ultime sei partite). LA DISTANZA. Il Bologna non deve correre il rischio di scivolare nella depressione. A +6 dalla zona retrocessione il margine per la tranquillità è ancora più che dignitoso e – soprattutto – è in linea con la distanza che il Bologna di Donadoni l’anno scorso tenne tra sè e il pericolo. Nello scorso campionato Donadoni raccolse un Bologna al terzultimo posto, ma bastarono due vittorie nelle prime due partite (Atalanta e Verona) per tirarsi fuori dai guai e il 6 gennaio, con la vittoria di San Siro contro il Milan, la squadra salì a +7 dalla terzultima. Il 28 febbraio (dopo lo 0-0 di Palermo) tra il Bologna e la zona retrocessione c’erano 12 punti di distanza, il massimo raggiunto dai rossoblù, che poi rallentarono e chiusero il campionato (a 42 punti) con un +4 dal Carpi terzultimo. E quindi: Palermo e Atalanta per svoltare. A patto che il Dall’Ara torni il fortino. E che il Bologna torni a vincere.”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.